venerdì 11 ottobre 2019

Gioele 4,12-21 e Luca 11,27-28
Tu sei nostra felicità ...

Proseguendo nella lettura di Gioele, ascoltiamo come il giorno del Signore evolve nella Valle della decisione, la Valle di Giosafat. La vicinanza di Dio si compie pienamente - sembrerebbe - nel giorno della decisione, nel giudizio che coinvolgerà tutte le nazioni; il Profeta suggerire che tutto sarà passato/vagliato nella prossimità di Yhwh. Il riferimento di Gioele apre alla visione mistica di Gerusalemme come città eterna, come città del cielo, e la valle di Giosafat - topograficamente l'avvallamento tra i pedi della spianata del Tempio e la valle del Cedron - diviene il segno escatologico della venuta di Yhwh: "poiché lì sederò per giudicare tutte le nazioni dei dintorni". La visione che noi stessi generalmente comprendiamo è quella del processo e del giudizio conseguente; ma il sedere di Yhwh rappresenta l'atto del re che si siede alle porte della città per essere vicino a chi entra e a chi esce, a chi vive nelle sue mura, a chi gli appartiene e a tutti quelli di cui lui ha cura. È forse da comprendersi in una visione pastorale del pascere il popolo. Ecco che il giudizio è ben diverso da una condanna o una assoluzione, ma è un condurre nella giustizia, nella vita, alla beatitudine e alla pienezza.
Anche la vita di Gesù è di per sé vicinanza di Dio, vicinanza fino alla prossimità di esistere nella nostra stessa esistenza. È questo il mistero dell'incarnazione che si evidenzia nella beatitudine che dal del grembo e al seno si genera nell'accoglienza della Parola, cioè il Vangelo nella vita: "nostra felicità/giudizio/beatitudine è il Vangelo".

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