venerdì 22 novembre 2019

1 Maccabei 4,36-37.52-59 e Luca 19,45-48
Gesù, il Tempio e l'Altare.

La purificazione del Tempio (prima lettura) e la consacrazione dell'altare rappresentano l'apice della rivolta maccabaica; in questo si rigenera l'identità e l'unità del popolo di Israele attraverso la sacralità della celebrazione del rito e dell'Alleanza tra Dio e il suo popolo. Lo stesso altare cristiano, è successore e la sintesi degli altari del Tempio di Gerusalemme, la cui sublimità deriva dalla sua conformazione al suo archetipo celeste: l'Altare della Gerusalemme celeste in cui giace "fin dalla fondazione del mondo [...] l'Agnello immolato" (Cfr. Ap 18,8). Nella liturgia noi cristiani ne facciamo esplicita memoria quando diciamo: "Noi Ti supplichiamo, Dio onnipotente: fa' portare queste offerte dalla mano del Tuo santo Angelo, lassù, sul Tuo altare sublime, alla presenza della Tua divina Maestà». (Cfr. Canone Romano)nell'introito della messa siriaca: «Santissima Trinità, ricevi dalle mie mani peccatrici questo sacrificio che io offro sull'altare celeste del Verbo». Nel Vangelo, Gesù "purifica" il tempio da chi lo ha profanandolo sostituendo la preghiera (dialogo con Dio) con il commercio, il profitto (covo di ladri/dialogo con mammona), per chi ha trasformato il tempio in una scorciatoia per ottenere da Dio ciò di cui crede di avere bisogno. Ogni giorno Gesù (il Verbo) insegnava (parlava) nel tempio, perché è il suo corpo il Tempio purificato, e sarà il suo corpo l'agnello del sacrificio ("... I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire ..."). Cosa dice Gesù nel tempio? Dice che cosa è una casa (il Padre/la famiglia/le relazioni) di preghiera (vero ascoltare e comunicare); dice che non è un covo (riparo/rifugio) di ladri (no rapina/no profitto/no menzogna). Gesù facendosi interprete della voce dei profeti afferma con tutta la sua persona che Yhwh, ha in abominio tutto ciò: "io voglio misericordia, io voglio fraternità".

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