lunedì 25 novembre 2019

Daniele 1,1-6.8-20 e Luca 21,1-4
Dal Tempio allo sguardo di Gesù 

Ogni volta che Gesù sale a Gerusalemme lo troviamo nel tempio. Tra Gesù e il Tempio, come tra ogni buon israelita e il Tempio in Gerusalemme esiste una relazione viscerale una relazione potremo dire esistenziale.
Nessuna deportazione e distruzione, è mai riuscita a sradicare, dal cuore del popolo di Dio, quel luogo e quel legame. Di questo ne è, oggi, testimonianza il "muro del Pianto".
Se Dio dimora con il suo popolo, allora Dio è parte di noi, è della nostra "parte"! Non è solo un senso religioso che motiva una relazione cultuale o liturgica; siamo di fronte a una storia che si è costantemente formata nell'intreccio tra la vicenda di Adamo e di Dio; di Noè e di Dio; di Abramo e di Dio; di Isacco e di Dio; di Giacobbe e di Dio; di Giuseppe e di Dio; .... di Gesù e di Dio Padre. Quella storia antica, così passionale (cioè affettiva) trova in Gesù il suo compimento, la sua pienezza, al punto che l'intreccio non si prolunga più nel medesimo modo, ma ora più che mai, il Tempio è quel suo corpo vivo e risorto; corpo crocifisso e sfregiato, corpo glorioso e risorto. Ecco che quella vedova ha gettato nel tesoro del tempio tutto ciò che aveva per vivere; un gesto che anticipa il modo in cui il discepolo e il nuovo popolo di Dio, vive il Tempio con le stesse parole di Gesù alla samaritana "Dio va adorato in spirito e verità ... Non a Gerusalemme, non su questo monte".
Non si genera e non costruiamo nessuna dimora di Dio, in spirito e verità, a partire dal superfluo, dalla nostra abbondanza. La povera vedova ci dice che il dimorare di Dio, inizia nella sua povertà, cioè nella sua inadeguatezza. Ma Gesù, se alza lo sguardo, non lo fa per gratificare i ricchi offerenti, ma la verità del gesto di amore e totale affidamento della vedova.

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