mercoledì 13 novembre 2019

Sapienza 6,1-11 e Luca 17,11-19
Grazie Gesù ...

Certamente Gesù non guariva i malati in attesa del loro grazie! Dire "grazie" sembra ovvio è facile da pronunciare specialmente in certe situazioni, ma non è così. Questa parola la insegniamo ai bambini, ma poi siamo noi che la dimentichiamo! La gratitudine è un sentimento importante! È bello dirsi grazie a vicenda, per tante cose. E questo aiuta ad andare avanti bene insieme nella vita.
Ma come è possibile, l'ingrati di questi lebbrosi? Solo un samaritano ha nel cuore quella gratitudine verso chi lo ha guarito e quindi torna da Gesù!
La nostra scarsa gratitudine nelle relazioni tra di noi è la normalità anche verso (Gesù) Dio. La gratitudine parte dal riconoscere l'altro: sono grato perché ci sei. La gratitudine è uno stato permanente di uscita da sé stessi e dal proprio egoismo. La gratitudine è un sentimento profondo che fa memoria del venire a me di ciò che mi è necessario, buono e bello. La gratitudine verso Gesù ci permette di liberarci oltre che dalla lebbra (il peccato e la morte) anche dalla formalità di un senso religioso che mi lascia nella solitudine esistenziale per spalancare davanti a me ciò che di bello e di buono ho attorno a me senza alcuna pretesa. E noi siamo capaci di dire "grazie"? Quante volte ci diciamo "grazie" in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo "grazie" a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo…

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