martedì 26 novembre 2019

Daniele 2,31-45 e Luca 21,5-11
Camminano nel Segno del "già è non ancora"!

La spiegazione del sogno fatta da Daniele, è importante per comprendere come ogni vicenda umana, appartiene a Dio; esiste una relazione nella causa ed effetti che supera la conseguenza razionale e evidenzia la partecipazione dell'agire di Dio e della sua libertà nella storia dell'uomo: "una pietra si staccò dal monte, ma senza intervento di mano d’uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro e d’argilla, e li frantumò"
È il Dio del cielo, che per Daniele conduce e guida gli avvenimenti al loro compimento, nulla sfugge dalle sue mani: "Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo".
Questo modo di comprendere la storia appartiene anche a Gesù, e ad ogni ebreo, al punto che tutto si condensa nella aspettativa di un segno che getti luce sul compimento della storia: "Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta" . Nessuno si ribella circa i singoli avvenimenti e la loro drammaticità, ma tutto converge nel segno che permetta di rileggere tutto nella prospettiva di Dio: "Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?"
Ogni espropriazione dal suo contesto e dalle sue radici, ogni tentativo di lettura e interpretazione, rischia di essere riduttivo e forviante. Credo che occorra stare davanti alle Parole della scrittura, del Vangelo, senza fare alcuna violenza, accogliendo la vastità delle informazioni e delle suggestioni, senza la pretesa di un segno che in realtà è dato come "già è non ancora".

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