domenica 3 novembre 2019


Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2 Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10
Mai accontentarsi della piccolezza!

Questo piccolo uomo, nello sguardo di Gesù diviene il più grade nel cambiamento della vita. Non siamo di fronte a una storia a lieto fine e neppure a un racconto dalla tipica morale cristiana. Siamo semplicemente di fronte alla Parola di Dio che incontra la mediocrità di un piccolo uomo, con tutti i suoi normali difetti, accresciuta dalla diffidenza e dal disprezzo degli altri.
Giudizio e pregiudizio non fanno parte dell'esperienza di Gesù. Tutti a Gerico giudicano Zaccheo ed ora giudicano anche Gesù, che si intrattiene con un tale peccatore. Tutti evitano pregiudizialmente Zaccheo, e si apprestano pure a evitare Gesù. Ma Gesù non si cura del giudizio e tantomeno del pregiudizio. Sei ebreo o pubblicano; sei alto o basso; ricco o povero; sei italiano o extra comunitario; sei sano o malato; eterno oppure omo; bianco o nero; Gesù non fa differenza, Gesù non dirà mai prima l'uno e poi l'altro ... Questo sarebbe già ideologia della differenza, sarebbe ideologia!
Gesù pone la priorità alla persona, Gesù è attratto dall'uomo, desidera incontrare anche solo una piccola umanità, perché nell'incontro, ogni umanità diventa grande per il regno dei cieli.
La grandezza fiorisce attraverso la Parola di Dio che in Gesù chiede la conversione, cioè un cambiamento inaspettato della vita, un cambiamento il più delle volte proprio inaspettato.
In Zaccheo la parola produce un gesto che non è semplice generosità ma vero cambiamento. Zaccheo si riconosce ladro e non solo restituisce il maltolto, ma quattro volte tanto, questo è il segno del cambiamento inaspettato.
Ecco che emerge la grandezza di un piccolo uomo, senza più tutta quella "procedura" che gli permette di avvicinare Gesù e di stare ugualmente a distanza, per poter soddisfare il desiderio, senza assaggiare la bellezza della persona del maestro. 
Credo che la prima sollecitazione del Vangelo, sia rivolta al piccolo Zaccheo che è sempre ben nascosto in ogni discepolo, arrampicato sul sicomoro della vita.
Ogni giorno Gesù avvicinandosi a ciascuno di noi, rinnova la proposta di dimorare in noi per condividere con noi il cambiamento che è il Vangelo. Non si tratta di indossare le vesti della generosità e del pentimento. La vera e nostra conversione, il vero cambiamento è il dimorare di Gesù, che pone Zaccheo in un "work in progress", cioè un continuo "lavoro", progressivo; il cambiamento, la conversione non si esaurisce in una esperienza puntuale, ma è uno stato permanente della vita del discepolo.
I nostri cambiamenti accadono quando scendo a terra, quando smetto di guardare le cose dall'alto della mia piccolezza e mi metto insieme a Gesù a percorrere le strade di Gerico, cioè della mia storia della mia città. Zaccheo è il primo discepolo di una Chiesa in uscita. A Gerico oggi, non c'è una grande comunità cristiana, ma una piccola comunità di poco più di 300 Cristiani Latini, cattolici, e altrettanti Ortodossi, essi vivono in una città di circa 20.000 mussulmani. Eppure i Latini, sono stimati e  riconosciuti per il ruolo educativo che rivestono nella comunità. Essi curano l'educazione della gioventù attraverso un complesso scolastico che raccoglie oltre 700 tra bambini, ragazzi e giovani.
La parrocchia di Gerico è una immagine di Chiesa in uscita, una immagine di chi entra in dialogo con la diversità pur essendo minoranza ... Essi sono lievito, sono piccolo seme eppure sono comunità dei discepoli di Gesù, magari proprio i discendenti di Zaccheo il pubblicano, che alle parole di Gesù si è convertito ed ha iniziato ad essere comunità in uscita. Credo che oggi ci venga suggerito di dare forza e maggior slancio ai nostri tentativi di essere comunità in uscita. La carità in un certo modo aiuta ... La scuola materna anche ... L'impegno in politica pure ...
Il Zaccheo in uscita è il cristiano che prende coscienza di sé, smettendo di sprecare in mille ma e se, la propria vocazione, ma con generosità si spende nell’ordinario per fare di ciò che è piccola cosa un grande realtà.

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