sabato 9 novembre 2019

Ezechiele 47,1-12 e Giovanni 2,13-22
Meraviglioso Tempio di Dio

Giungendo a Gerusalemme da Betfage, arrivati alla sommità del Monte degli Ulivi, Gesù vede Gerusalemme, anzi, prima di tutto, il suo sguardo è rivolto alla imponente e maestosa costruzione che sovrastava le mura ad est della città, il Tempio di Dio. Una costruzione che ricopriva interamente la sommità del monte Sion, il monte del sacrificio di Abramo e Isacco. L'immensa spianata e il Tempio, voluta da Erode il Grande, per ben 46 anni aveva coinvolto lavoratori, artigiani, architetti e ingeneri (di allora) per realizzare un'opera la cui bellezza doveva suscitare meraviglia, ammirazione, rispetto e timore. Eppure Erode, neppure era giudeo e, per quanto ne sappiamo, non viveva da credente del Dio di Israele. Il suo acume politico, lo aveva portato comunque a considerare come fosse importante per un popolo, un segno che lo rappresentasse rispetto alla trascendenza della propria unità e della propria identità. Il Tempio realizzava tutto ciò è stranamente lo stesso tempio diventava anche la massima espressione del dimorare di Yhwh in mezzo al suo popolo. Quindi una esperienza umanamente ben diversa rispetto al senso del tempio conosciuto nell'antichità e dagli altri popoli. Questo tempio è dimora di ogni ebreo, questo tempio è unità per ogni giudeo, e in modo straordinario è luogo della gloria e della presenza: Yhwh abita il Santo dei Santi, davanti al quale sull'altare del sacrificio, giorno e notte salgono al cielo i fumi delle vittime sacrificate e delle oblazioni.
A noi tutto questo fa sorridere, ma perché non comprendiamo più il significato del luogo e dello spazio di Dio in mezzo al suo popolo, avendo esiliato Dio (Yhwh) dalla nostra storia, dal nostro pensiero, dalla nostra stessa vita. Gesù invece reagisce in un modo tutto umano, come Figlio di Dio alla violenza - "mercato" - che viene fatta della casa del padre Suo.

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