domenica 17 novembre 2019

Ml 3,19-20; Sal 97; 2 TS 3,7-12; LC 21, 5-19
L'escatologia non è la fine ... ma è perseveranza!

Ed ecco che dopo aver ascoltato la parola di Dio, una sorta di paura, mista a timore, ci può assalire. Un senso di debolezza,  di inadeguatezza circa la drammaticità degli eventi dipinge a fosche tinte i pensieri e i progetti futuri ...
È umano ... Siamo fatti dello stesso guazzabuglio in cui versa la storia e le sue vicende ...
Ecco allora che la parola di Dio, calata nella realtà, non ha il compito di intimorite, di stordire o di umiliare la nostra umanità; essa è data per dispiegare, rivelare, illuminare e condurre oltre la storia, anzi per condurre la storia nella sua pienezza.
Oggi il Vangelo ci presenta una cartolina, occorre che mettiamo nel nostro sguardo lo spazio e il tempo che hanno generato e accolto le parole del Signore. Senza dimenticare che è una cartolina ...  Il Tempio oggi non c'è, al suo posto svetta il mausoleo della roccia, ovvero della Cupola d'oro ...
Le parole sono un giudizio tremendo ... Ma è un giudizio che attraversa ogni tempo e ogni vicenda umana, tutto è immerso nel divenire, tutto è indirizzato al compimento. Le parole di Gesù sembrano distruttive, ma in realtà sono profetiche circa il compiersi della storia. Non sono la cronaca di una sciagura dopo l'altra. Esse non sono vere perché descrivono il "guazzabuglio" tra creazione e mondanità, tra iniquità e grazia, tra discepoli e miscredenti. È in questo guazzabuglio, come anche nella nostra realtà, che Gesù pone sé stesso e insegna, che il giusto modo di stare nella vita è la perseveranza della fede: "solo attraverso la perseveranza si ha la forza per salvare la propria vita".
In tempo di crisi e di prova, il discepolo di Gesù è profezia di una novità che non si realizza improvvisamente ma che procede col compiersi degli eventi.
Dio non è l'assente, non è il giudizio di condanna, non è l'opposto di ogni iniquità ... Ma è la certezza della fedeltà a una promessa, la sua parola di salvezza: "neppure un capello del vostro capo andrà perduto".
Non serve lamentarsi, neppure difendersi strenuamente, neppure progettare ... occorre imparare fare la volontà di Dio. Nella Sua volontà ci viene offerta la condizione necessaria alla redenzione del creato, delle relazioni, della vita personale.
La cartolina che ci è stata spedita, attraverso questo Vangelo, al dunque, non è una immagine del passato e tantomeno degli ultimi tempi, ma è una immagine del nostro oggi: la nostra vita quotidiana è il tempo della faticosa eppure beata e salvifica perseveranza.
Questo, noi cristiani lo professiamo vero, nella disgregazione sociale che caratterizza il mondo di oggi; nella menzogna pronunciata anche dagli uomini di Chiesa; nella fragilità e povertà scartate dalla efficenza contemporanea; nelle ingiustizie; nelle guerre fra fratelli; nella incuria del creato, nello sfruttamento per il profitto, della natura e delle sue risorse. La nostra non è passività, ma ascolto del cuore della parola che si trasforma in perseveranza ed etica di vita.

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