domenica 10 novembre 2019

2 Mac 7,1-2.9-14; Sal 16; 2 Ts 2,16-3,5; Lc 20,27-38
Molti dicono che non c'è nessuna risurrezione dei morti ...

L'obiezione principale ripetutamente rivolta agli evangelisti, non riguarda la narrazione dei fatti, parole e segni attribuiti a Gesù; forse nemmeno la questione circa la sua storicità (che è un problema moderno), ma la proclamazione di un fatto/evento fuori di ogni razionale dimostrabilità: cioè affermare che Gesù è risorto dalla morte. Questo è il vero atto di fedeLa fede Cristiana quindi non si fonda su precetti e su comportamenti morali, ma sulla risurrezione di Gesù. Ecco perché "non di tutti è la fede" - dice Paolo ai Tessalonicesi - non è facile per chi umanamente si accosta al morire e al senso della vita credere la risurrezione della carne.
É grottesco ciò che questi sapienti della legge chiedono a Gesù: "La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie?"
La loro giustificazione per la vita eterna ha una misura puramente umana, trascurando completamente la vita stessa come realtà che di per sé permette subito di affacciare il mistero dell'eternità! Come per i sadducei la legge (cioè la scrittura) è fondamento delle loro argomentazioni, anche la risposta di Gesù parte dalla scrittura, dal medesimo fondamento; egli pone nella Parola di Dio l'origine, l'atto di fede nella vita da risorti: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui." La fede in Cristo parte proprio dalla risurrezione: cioè nell'esperienza del Dio di Abramo, Dio di  ... ecco che il fondamento della vita eterna e Dio con ... chi egli ama, ciò che egli ama ... È il primo che il Padre ama è proprio Suo figlio Gesù che è la primizia dei risorti. Possiamo parlare, discutere, ragionare sulla risurrezione solo e soltanto a partire da Gesù ... Ecco perché oggi la maggior parte dei cristiani non crede la vita eterna e si accontenta della vita terrena, perché in realtà non crede più interamente in Gesù come il Cristo salvatore.
L'idea cristiana della risurrezione è possibile solo in relazione a Gesù, dice papa Francesco: "… io vivo andando al Signore o ruoto su me stesso? Qual è la direzione del mio cammino? Cerco solo di fare bella figura, di salvaguardare il mio ruolo, i miei tempi e i miei spazi, o vado al Signore?" Per chi crede non ci sono vie di mezzo: non si può essere di Gesù e ruotare su sé stessi. Chi è di Gesù vive in uscita verso di Lui.
Andare verso Lui ... Ecco che la vita è tutta un’uscita: dal grembo della madre per venire alla luce; dall’infanzia per entrare nell’adolescenza; dall’adolescenza alla vita adulta e così via; fino all’uscita da questo mondo. Per questo il cristiano non può dimenticare che l’uscita più importante e più difficile - quella che dà senso a tutte le altre - è quella da noi stessi. Solo uscendo da noi stessi apriamo la porta che conduce al Signore.
Ecco che anche il morire se è un venire a Te è altra cosa del semplice morire, ma è uscire da me stesso per andare ogni giorno al Signore!
Papa Francesco (...) Occorre riconoscere il punto di partenza: "Accettare che Cristo è morto, ed è morto crocifisso, non è un atto di fede, è un fatto storico. Invece credere che è risorto sì. La nostra fede nasce il mattino di Pasqua".
Benedetto XVI: "se viene meno nella Chiesa la fede nella risurrezione, tutto si ferma, tutto si sfalda”, mentre al contrario “l'adesione del cuore e della mente a Cristo morto e risuscitato cambia la vita e illumina l'intera esistenza delle persone e dei popoli”.


La fede nella vita del risorto, cioè nella vita eterna abita la nostra stessa esistenza a partire dalla nostra vita nella carne. Questa storia di bruno Ferrero ci può aiutare a comprendere e fissare il concetto di vita oltre la morte: IL FALCO PIGRO.

1 commento:

  1. IL FALCO PIGRO
    Un grande re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a consegnarli al Maestro di Falconeria perché li addestrasse. Dopo qualche mese, il maestro comunicò al re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato. «E l'altro?» chiese il re.
    «Mi dispiace, sire, ma l'altro falco si comporta stranamente; forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado di curare. Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell'albero su cui è stato posato il primo giorno. Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli cibo».
    Il re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno riuscì a far volare il falco. Incaricò del compito i membri della corte, i generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno poté schiodare il falco dal suo ramo. Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco immobile sull'albero, giorno e notte.
    Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema. Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino. «Portatemi l'autore di questo miracolo», ordinò.
    Poco dopo gli presentarono un giovane contadino. «Tu hai fatto volare il falco? Come hai fatto? Sei un mago, per caso?», gli chiese il re.
    Intimidito e felice, il giovane spiegò: «Non è stato difficile, maestà. Io ho semplicemente tagliato il ramo. Il falco si è reso conto di avere le ali ed ha incominciato a volare».

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