martedì 24 dicembre 2019

2Samuele 7,1-5.8-12.14.16 e Luca 1,67-79
Benedetto il Signore il Dio di Israele ...

Il testo letteralmente traduce: "Benedetto il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e ha fatto redenzione al popolo di lui".
È questa la chiave di lettura di questo giorno - memoria e presenza - che si carica della tensione della vigilia della nascita di Gesù. Tutto viene concentrato su un esserci: ha visitato intenzionalmente, e sulla redenzione che è da intendersi come liberazione e riscatto.
Tutto è in attesa di compimento. Ma per noi il compimento non è il raggiungimento di un obiettivo, la conclusione di un progetto importante; il compimento è il venire tra la sua gente, è sentirci comprati con il prezzo che è un amore impagabile, il Suo.
Vivere oggi l'attesa della nascita del Signore può essere solo nella prospettiva della presa di consapevolezza circa l'interesse di Dio a visitarmi e a comprarmi per sé stesso.
Rimango colpito proprio dalla forza del redimere, cioè: ha fatto redenzione, ha fatto liberazione, ha fatto riscatto.
Il visitarmi, supera ogni aspettativa di cordialità per rivelarsi come presenza interessata alla mia esistenza, affinché sia evidente che il Padre non è lontano, non è distratto; la sua vicinanza è l'accostarsi di Gesù come uomo alla mia stessa umanità. Come allora si sperimenta questa vicinanza? Questo suo esserci?
Ciò che chiamiamo fede è la nostra risposta alla sua vicinanza. Ecco che l'esodo di Dio, la lontananza dal mistero, è prima di tutto un problema e una immaturità della fede personale; ma è poi solo nella fede che il fare di Gesù diventa chiaramente: fare la mia redenzione; fare la mia liberazione; fare il mio riscatto.
La mia parola in entrata oggi è: "Benedetto".
Oggi mediterò il Vangelo della notte o del giorno di Natale, e cercherò di comprendere alla luce delle parole in entrata, la mia parola in USCITA.

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