lunedì 16 dicembre 2019

Numeri 24,2-7.15-14 e Matteo 21,23-27
Uno sconosciuto!

È entrato a Gerusalemme, seduto sul dorso di un asino, acclamato dalla gente come Messia (... bella scena, che però non è piaciuta ai capi del popolo e ai sacerdoti); ha cacciato dal Tempio i venditori e i cambiamonete, rivendicando la purificazione di quel luogo e il ritorno a Dio con il cuore e la vita (... anche questo gesto non è stato gradito, in realtà ha messo in crisi l'economia del Tempio). Ora Gesù insegna, nel luogo dove sacerdoti e capi insegnano e tengono sottomessi (quasi come schiavi) alla Legge l'intero popolo. Gesù insegna, con autorità e potenza - tutto un suo stile particolare - nulla di diverso da quanto fatto in Galilea, ma anche questo, fatto in quel luogo non va bene, non va proprio bene, è come usurpare il privilegio che nei secoli si era andato costituendo, quello di interpretare la Legge è promulgare i decreti di Yhwh. Signore tu fai "cose" che per molti del tuo popolo sono segni chiarissimi della vicinanza di Dio, ma per altri sono segni ostili e oscuri, loro non sanno o non vogliono sapere. Quando la nostra presunzione prevale rispetto alla apertura del cuore alla tua presenza; quando il nostro orgoglio non si piega alla tua venuta; quando i nostri privilegi rappresentano la pienezza della nostra vita; tu ti sottrai e ti nascondi. Il tuo venire è allora furtivo come un ladro, il tuo esserci accanto resta un interrogativo aperto e pieno di incognite. Oggi, più di ieri, abbiamo bisogno della tua prossimità, del tuo esserci accanto, affinché la tua vicinanza sia per noi l'occasione propizia per esserti veramente accanto, per conoscerci nel profondo.
La mia parola in entrata oggi è: "ne/anch'io".

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