sabato 7 dicembre 2019

Isaia 30,19-21.23-26 e Matteo 9,35-10,1.6-8
Un Dio gratuito ...

Questa manciata di versetti, ci offre la sintesi perfetta di ciò che faceva Gesù: girava da un villaggio all'altro attorno al Lago; insegnava nelle sinagoghe; con voce forte evangelizzava (diceva la buona notizia); guariva ogni infermità e malattia. È un Gesù in uscita che insegna al discepolo cosa è la sequela; la sua preoccupazione non è la religiosità e neppure la conservazione della "dottrina cristiana", ma la trasformazione del cuore degli uomini.
Nello sguardo dell'evangelista, infatti, ci viene detto anche il sentimento di Gesù verso quella gente che incontrava: egli li vede stanchi, vessati e abbandonati; per loro si muove la compassione del suo cuore. Il suo affetto si mostra come compassione, cioè si rivela in modo passionale coinvolto con la vita, le ferite, le sofferenze e anche le gioie della sua gente. Nel Vangelo di Giovanni, nel prologo, una traduzione meno forbita dice "venne fra la sua gente" ... Il suo venire è in tutto, in pienezza, compassione!
In sintesi sono due le condizioni che Matteo esprime come tensioni esistenziali di Gesù: essere in uscita (con tutto ciò che comporta l'incontrare la gente) e la compassione. Queste tensioni nei versetti 6-8 del capitolo decimo si rivestono di gratuità: chi si mette nella sequela del maestro non può pensarsi sé non nella prospettiva della gratuità, del dono. Essere in uscita è un andare verso l'uomo, non per interesse di proselitismo, non per convenienza, non perché si compie un ufficio o ministero o un lavoro retribuito, ma perché si scopre di essere dono. La partecipazione alla vita dei fratelli, la compassione traduce la gratuità, il dono dell'amore disinteressato del prossimo. È un Dio gratuito quello che manda gli operai nella sua messe; e gli operai sanno che la paga che riceveranno è la gioia di essere loro stessi gratuità!
La mia parola in entrata oggi è: "gratuitamente"

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