domenica 29 dicembre 2019

Siracide 3,3-7.14-17; Salmo 127; Colossesi 3,12-21; Matteo 2,13-15.19-23
Sacra Famiglia di Nazareth


Sacra famiglia ... Ecco, partiamo da questo aggettivo, sacro: "ciò che è connesso, più o meno intimamente, con la divinità, con la religione e con i suoi misteri, e perciò impone un particolare atteggiamento di riverenza e di venerazione (contrapposto in genere a profano)"; è questa una delle definizioni più ricorrenti che possiamo trovare.
La sacralità della famiglia di Nazareth dipende certamente nella particolare condizione di vita e di scelte che si trova ad affrontare; ma per noi oggi, è solo contemplazione di una bella immagine o può essere anche veramente un modello o meglio ancora una sorta di identità?
Se mi soffermo a guardare la realtà della "famiglia" oggi, non ci vuole molto, a comprendere come anche in chi si professa cristiano, è crollato il senso della istituzione e della sua centralità e referenza sociale.
Oggi assistiamo al ritenersi famiglia, per i diritti che ne derivano, ogni sorta di aggregazione o convivenza; andando a ricercare nella famiglia più l'aspetto sentimentale affettivo, come anche di rifugio, ma in relazione alla contingenza delle necessità del momento.
Non è la famiglia il frutto maturo di una scelta di vita stabile; fedele; fondata sull'amore indissolubile; capace di generare nel tempo un vincolo così solido da essere il terreno della propria discendenza, cioè della vita che viene donata è generata attraverso il mettere al mondo i figli.
Non mi metto a fare una disanima delle varie situazioni - sarebbe importante - per capire cosa muove, oggi, anche un credente rispetto alla scelta di fare/essere famiglia.
Voglio invece spendere un pensiero per una idea quella della vocazione ad essere e fare famiglia. Credo infatti che non di tutti è questa condizione.
Credo inoltre che nel momento in cui riconosco al mio desiderio di fare/essere famiglia e alla mia condizione di vita in famiglia il connotato della vocazione come "pienezza della mia vita", cioè condizione di vera e piena felicità, per il raggiungimento della gioia eterna, allora comprendo che la sacralità non è un fatto puramente rituale, ma la sacralità deriva proprio dal dimorare di Dio in quella scelta, in quella condizione.
Dio c'entra con la mia scelta di famiglia, allora la condizione che genero nella fede può identificarsi con la sacralità di Nazareth.
Senza idealizzare una perfezione che forse non è da intendersi con le solite modalità, la sacralità si esprime nello stile della famiglia, il Papa già da tempo ci ricordava le tre parole che fondano lo stile della famiglia cristiana: "grazie, prego e scusa". Parole semplici dimesse e umili, che se vogliamo, dicono allo stesso modo quando San Paolo oggi ci lascia nella lettera ai Colossesi: "rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro".
Noi credenti, non possiamo ridurre la famiglia alla coabitazione, a un rapporto economico e giuridico, e neppure alla dimensione relazionale affettiva.
La famiglia si genera e a sua volta genera uno spazio esistenziale che trasforma ciò che è umano e secondo la natura e la morale, in uno sazio sacro in cui la presenza di Dio permea e imprime un di più di senso e significato, e se lo vogliamo riconosce è proprio il Sacramento del matrimonio che noi poniamo a fondamento della famiglia.
Ecco perché allora il rivestirsi non è un travestirsi, non è un mascherarsi, ma è il coprire la nostra fragilità con la grazia, la forza e l'amore che è altro da noi. Ecco allora che la tenerezza è prima di tutto una esperienza vissuta come dono che mi pone nel cuore di Dio e mi fa gustare di essere amato, voluto bene e ieri questo anche io voglio essere tenerezza. Ecco che "bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità" non descrivono l'utopia irrealizzabile, ma il cammino necessaria della nostra umanità, all'interno di un cammino di famiglia che mi deve trasformare; non posso essere solo lunatico, sclerotico, egoista, ecc ... devo essere: buono, umile, mansueto e magnanimo.
Mail vertice della sacralità la sperimento nella grazia del perdono. È nel perdono vicendevole che scopro la meraviglia dell'essere sacra famiglia, e riconosco che solo il perdono mi rende famiglia e ne esalta la sacralità. Se ci pensassimo un attimo, non ci separeremo con tanta facilità e dolore, sia per gli adulti che per i figli, i bambini.
In ultimo, Paolo, ci ricorda che nella relazione famigliare, si realizza "la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!"

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