giovedì 26 dicembre 2019

Atti 6,8-12; 7,54-60 e Matteo 10,17-22
Conseguenza natalizia ...

Dalla contemplazione della mangiatoia in cui è posto Gesù bambino, cosa ne viene?
Non è possibile restare in una contemplazione della bellezza,  della tenerezza, ora occorre avere uno sguardo attento a ciò che rappresenta quel bambino: "vi annuncio una grande gioia ... oggi è nato per voi un salvatore che è cristo Signore ..."
Il Segno del bambino, rappresenta la concretezza della missione del Figlio di Dio: essere il Cristo, essere il Salvatore/liberatore/redentore/riscattatore del mondo, proprio perché tutt'a la volontà del Padre si esprime in queste parole: "Dio ha tanto amato il mondo da dare/donare il proprio figlio ... Affinché attraverso di lui tutti abbiano ma vita in lui".
Contemplare il Natale è: apprendere la missione del figlio di Dio, ma è anche un accogliere in noi la volontà di Dio e la sua proposta: "Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe (...) e sarete condotti davanti ai governanti ed ai re per causa mia in testimonianza a loro e ai pagani."
Ecco allora il nostro Natale diventa un contemplare per ESSERE INVIATI, per essere missione, come la stessa vita di Santo Stefano ne rappresenta il segno, a partire dal suo dare testimonianza di Gesù proprio a tutti coloro che gli si oppongono, "digrignando i denti" e chiudendo il cuore alla conversione. 
Non c'è sentimento di resistenza "ostile", ma sollecitazione e consapevolezza a dare testimonianza perché si è mandati da Lui, e non per noi stessi o per nostre esigenze, per cui "chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato".

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