giovedì 27 agosto 2020

1 Corinzi 1,1-9 e Matteo 24,42-51
Ma chi ti aspetta?

Di fronte alle parole di oggi, del Vangelo: "Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà". Chi sta ancora aspettando, e in quale modo?
La distanza di tempo tra noi e il Vangelo, non aiuta a mantenere desta l'attesa della sua venuta; pur anche se ad ogni eucaristia ci rinnoviamo l'impegno di testimoniare e vivere la passione e la risurrezione di Cristo, in attesa della sua venuta.
Oggi la vita dei discepoli di Gesù è fortemente intrecciata con tutto ciò che il mondo offre da un punto di vista materiale e di possibilità, come anche si compone della cultura del momento e con tutti i suoi condizionamenti. Nella pagina del Vangelo questo adeguamento alla realtà possiamo leggerla nell'atteggiamento del servo che nulla più attende della venuta del suo Signore: "Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi ...".
Tutto questo è una avvincente attrazione; ma soprattutto determina una umanità che non ha bisogno di attendere qualcosa che è nell'ordine dell'invisibile e Spirituale, quando può trovare ogni soddisfazione e possibilità nel mondo reale; sia per ciò che riguarda la materialità delle cose, sia per quelle di natura intellettuale. La sazietà, riempie e compensa ogni attesa. Ogni desiderio infatti viene saziato alla sua origine, saturato e quindi reso inefficace come appello al trascendente, che è nella realtà, ma che per accedervi necessità dell'esperienza del servo fedele.
Siamo sazi da ciò che ci viene offerto, e siamo disinteressati per ogni proposta che sposti oltre noi stessi l'orizzonte del nostro compimento; ma l'attesa della venuta del Signore, in verità, sarebbe il nostro compimento.

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