venerdì 21 agosto 2020

Ezechiele 37,1-14 e Matteo 22,34-40
Amare è ancora amare ...

L'amore non si comanda ... ma come vorremmo poterlo comandare anche per noi stessi!
Il bisogno di punti fermi, di sicurezze emerge con prepotenza dal profondo della nostra vita; noi tutti, in modo esplicito o implicito abbiamo bisogno di riferimento stabili, di "comandamenti". È la stessa necessità, bisogno, del dottore della legge. Ma ciò che genera disagio/turbamento in lui, è che Gesù, non propone un "comandamento" da osservare ma un comandamento da vivere. L'amore non si può semplicemente perseguirlo, osservarlo, obbedirlo; un precetto posso compierlo in pienezza come obbligo, piegando desideri e libertà, ma senza aderirvi con il cuore. Ma amare ... non è possibile compiere l'amore se non c'è l'adesione di tutto noi stessi, del nostro cuore.
Quello che Gesù propone è realmente il più grande dei comandamenti, perché coinvolge tutto di noi. Nell'amare, nulla deve essere escluso; nell'amore, mente, anima e cuore sono non solo coinvolti, ma sono lo spazio in cui l'amore è riconosciuto, donato e desiderato.
Gesù ci sconvolge, perché fa emergere l'unico punto fermo, il solo comandamento che non si può comandare, ma che rivela, ed esprime tutto di noi nella esistenza con Dio e con il prossimo. È nella relazione esistenziale che ciascuno di noi comprende l'amore come unico necessario e come fondamento ... Ecco perché l'amore è il "grande" dei comandamenti.
Non stanchiamoci mai di amare, soprattutto nelle nostre fragilità, chiusure e ferite. Non stanchiamoci mai di chiedere l'amore di Dio e dei fratelli, per poter generare in noi l'amore a Dio e ai fratelli.

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