lunedì 24 agosto 2020

Apocalisse 21,9-14 e Giovanni 1,45-51
Festa di San Bartolomeo Apostolo
Vieni e vedi ...

Nella narrazione giovannea dell'incontro con i primi discepoli (uno di loro è Andrea, fratello di Simon Pietro), sono evidenti due verbi: venire e vedere. Andrea a sua volta, cerca suo fratello Simone e lo conduce da Gesù, il quale lo vede e su di lui pone il suo sguardo. Trovato Filippo, lo invita a seguirlo (venire dietro a lui). Filippo, amico di Andrea e Simone, incontrò Natanaele, e lui stesso diviene promotore di questo duplice invito: "vieni e vedi!"
Al di là delle apparenze, oltre ogni pregiudizio - "cosa può venire di buono da Nazareth" - che nasce dall'opinione comune e pubblica; l'esperienza di Gesù, si genera nell'entrare in contatto con lui, e chiede un livello diverso e più profondo di coinvolgimento. Il "venire e vedere", determina uno scentramento dalla nostra stabilità, dalla posizione ego-centrata; è un invito ad uscire per incontrare: Gesù va incontrato. Quel "venire" e quel vedere portano con sé tutta la dinamica dell'accostamento, dell'avvicinamento e della disponibilità ad aprire la propria esistenza a chi è nuovo.
Spesso e a torto, associamo questo "venire e vedere" alle dinamiche vocazionali, pro sacerdozio o consacrazione religiosa, ma non è così!
Quel venire, quel vedere, sono all'origine della fondamentale amicizia tra Gesù figlio di Dio e ciascuno di noi. "Venire e vedere" mi tolgono dalle "secche" della mia autoreferenzialità, provocando il processo esistenziale di affidamento confidente e amicale. Il rapporto autentico con Gesù non regge se è costruito con l'intelletto, con la razionalità, non si può avere una fede certa in forza di dogmi, anche se della Chiesa. Il "venire e vedere", è realmente un invito a fare di ogni momento della nostra esistenza una occasione in cui incontrare/trovare Gesù, e vedere il suo volto. Ecco perché, anche per noi sono vere le parole: "vedrai cose ben più grandi!"

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