lunedì 17 agosto 2020

Ezechiele 24,15-24 e Matteo 19,16-22
Perfezione o compimento?

Dopo aver vissuto in modo retto osservando i comandamenti, il giovane intuisce che gli manca qualcosa, che per raggiungere la vita eterna non basta essere obbediente alla Legge.
"Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso"; tutti questi comandamenti garantiscono una vita serena con le persone accanto a noi. Ma pur se vissute nella obbedienza e nella fedeltà, a lungo andare si percepisce che la "vita eterna" non può scaturire da un precetto, o un comandamento. La prospettava che Gesù offre al giovane parte dal desiderio: il desiderio di perfezione. La parola greca che intende la perfezione non esprime tanto un concetto estetico, ma soprattutto il concetto di completezza. La perfezione è quindi maturità umana; la perfezione è compimento del senso del proprio esistere; perfezione è pienezza di felicità. Per cui la risposta di Gesù, presuppone nella domanda del giovane che la vita eterna sia la pienezza della vita il compimento della propria esistenza. Ecco allora il "se vuoi essere perfetto", ovvero se vuoi essere completo, sposta tutto sulla ricerca di senso.
In cosa consiste per Gesù la pienezza e il compimento?
Consiste nella sequela, "Seguimi!"
Per seguirlo occorre predisporre la vita al compimento. Non si può seguire Gesù rimanendo legati ai propri "rituali umani e morali", ai priori attaccamenti affettivi e alle molte cose materiali di cui ci contorniamo. La sequela presuppone una scelta di libertà come quella di abbandonare le proprie "ricchezze" reali e materiali come anche gli attaccamenti morali e affettivi.

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