mercoledì 19 agosto 2020

Ezechiele 34,1-11 e Matteo 20,1-16
Una novità continua!

Il gregge è di Dio e il Signore chiede conto di ciò che ha affidato, ma non solo, perché  egli stesso andrà a cercare le sue pecore perdute. È una certezza, che pone tutta la vicenda umana, e il dispiegarsi degli eventi nelle mani del Padre. Nulla avviene per caso o incuria e abbandono, tutto anche i momenti critici e difficili, sono inclusi nell'agire di Dio, e partecipi alla dinamica di libertà e volontà, dell'uomo e di Dio, in cui la storia della creazione e della salvezza sono generate. È questa dinamica che rende concreto ogni riferimento al Regno dei cieli. Dalla parabola del Vangelo di oggi, raccogliamo una sottolineatura: il regno dei celi è una vocazione operativa, si realizza concretamente  grazie al fare e all'agire di coloro che "Chiamati" (vocati), si attivano per corrispondere all'invito (attraverso la sequela). Ecco che il regno dei cieli si concretizza nella vita personale dei chiamati (nulla cadrà dal cielo), anzi è proprio in relazione alla libertà e volontà dei singoli che si attiva una esperienza che è relazione e interazione con la volontà di Dio. Da qui la meraviglia e lo stupore per le logiche nuove che da questa sinergia di sprigionano. La profezia di Ezechiele - del prendersi cura del gregge e dell'andare Dio stesso a cercare ciò che è perduto - dilata la portata redentiva sulla realtà attraverso lo straordinario di Dio che fa ciò che vuole (volontà) delle sue cose.
Il regno dei cieli è scoprire e vivere il contatto col mistero nella realtà. Non si tratta di un capriccio, ma di mettere in gioco, nella realtà, tutto lo straordinario di Dio e del agire per amore, del suo agire perché è buono e per un fine di pienezza (tutti retribuisce con giustizia) e secondo bontà.

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