domenica 2 agosto 2020

Is 55,1-3; Sal 144; Rm 8,35.37-39; Mt 14,13-21
Pane per tutti!

Il momento è drammatico, il cugino (Giovanni Battista) è stato decapitato, il confronto con il potere politico e religioso di fa complicato e difficile; a Nazareth si fa l'esperienza del rifiuto che sfocia nel tentativo di linciaggio e nell'essere cacciato. Questo sfondo drammatico diviene invece l'occasione di un segno di grande intensità umana: la compassione di Gesù; la condivisione rispetto al limite.
La pellegrina egiziana Egeria, nel IV secolo racconta nel suo diario di pellegrinaggio, come arrivata a Tabga, vide la roccia sulla quale erano stati messi i cinque pani e i due pesci; dove il Signore aveva pregato prima di moltiplicarli/condividerli. L'evangelista ci offre subito un allargamento ecclesiale. Non siamo uditori di una parola passata ma partecipi della compassione del Signore, del suo condividere l'esperienza del limite, che diviene il sentire e l'agire della Chiesa anche oggi. Siamo di fronte a un mangiare che unisce il segno sacro dell'ultima cena alla carità operosa della Chiesa affinché nessuno sia escluso dalla possibilità di poter partecipare al banchetto della vita. Si passa dalla compassione alla condivisione: la Chiesa scopre la sua indole e identità nella compassione di Cristo e nel continuare a donare il Signore come cibo (cfr. pane e pesce) necessario; da quel cibo da cui ci arriva la vita vera.
Ecco perché la Chiesa non può non partecipare delle sofferenze degli uomini, indipendentemente della loro origine, colore e religione ...
La Chiesa non può allontanare nessuno, non può scartare nessuno; Gesù alla sua Chiesa chiede che siano proprio i discepoli ad attivarsi per compiere i suoi gesti di amore: "voi stessi date loro da mangiare". Chiesa deve avere la stessa indole del "panettiere", sfornare il pane e sfamare i poveri i piccoli e in generale tutti gli uomini.
La Chiesa, per essere obbediente alla volontà del suo Signore non potrà mai fare finta di non vedere le piaghe, le ferite di questo mondo. Non può mandare a casa qualcuno senza esito o senza aver donato la propria vicinanza e l'amore di Cristo che gli è chiesto di condividere.
La condivisione dei limiti, è spazio di vicinanza, la stessa che sperimenta Gesù, e la stessa di fronte alla quale Gesù chiede di mettersi in gioco. Nel Vangelo è descritto un intreccio è un passare di mano in mano: "prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.".
Non esiste una delega alla "Chiesa o nella Chiesa" nella risposta di amore, all'esercizio della carità; gli stessi discepoli sono i primi coinvolti a prendere nelle loro mani il pane spezzato per darlo alla folla. Sono proprio i discepoli i protagonisti della condivisione, coloro che corrispondono alla compassione di Gesù; coloro che alla fine raccolgono i pezzi avanzati e si accorgono che l'abbondanza del pane non è un di più ma è segno della immensità dell'amore condiviso.

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