venerdì 28 agosto 2020

1 Corinzi 1,17-25 e Matteo 25,1-13
Custodire l'attesa!

Una vergine promessa sposa ... quale immagine di tempi remoti!
Cerchiamo comunque di contestualizzare. La vergine, rappresenta il desiderio concreto di donare integralmente se stessa, senza riserve ed esclusioni allo sposo. La caratteristica principale della vergine è la sua integrità che viene portata come dono per lo sposo alle nozze. Una integrità che significa: priorità, significa esclusività, significa fedeltà e patto, ma significa anche gioia di quella particolare attesa. Tutto questo presuppone anche, una elezione ricambiata da parte dello sposo. È in questa prospettiva che è possibile immaginare una notte di veglia, alla luce della lampada che rappresenta la perseveranza e la custodia di quel tempo forse faticoso, certamente non pienamente disponibile.
Non è certo questo tempo di attesa quella condizione che si esaurisce nella liturgia dell'Avvento. L'attesa assume qui il senso permanente del custodire come prioritario e come essenziale la conoscenza che in modo diverso abbiamo fatto del Signore. Non si attende il Signore Gesù come se fosse l'attesa del postino e del pacco Amazon, come anche, non lo si può attendere se sconosciuto al nostro cuore; l'attesa si svuoterebbe immediatamente di interesse e di senso.
Alle vergini (ai discepoli di Gesù) è chiesto in modo esplicito di custodire l'attesa, ma di uno promesso sposo, di chi è conosciuto in quanto amato. Forse non sempre siamo attenti a raccogliere e riconoscere i segni dell'amore del Signore per noi, e quindi anche a prendercene cura, ma questo è proprio la vicenda narrata nel Vangelo delle vergini stolte, che alla fine rimaste fuori, non resta altro che bussare, inascoltate, a una porta.

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