sabato 28 novembre 2020

Apparire davanti al Figlio dell'uomo

Apocalisse 22,1-7 e Luca 21,34-36


Due immagini che si congiungono nel condurci alla presenza del Figlio dell'uomo, nell'essere di fronte al Suo volto ... La visione dell'Apocalisse - ancora una volta mi rifiuto di spiegarla - è una immagine di gloria che con categorie e linguaggio umano visualizza una realtà di eternità che non potrà mai essere sufficientemente spiegata e compresa dagli strumenti dell'intelletto e della ragione. È certamente una visione che ci suggerisce consolazione, ci infonde la certezza della veridicità della parola e del compito, che come discepoli di Cristo, ci è affidato: "custodire la parola profetica di questo libro". Custodirla significa lasciarla decantare, lasciare che risuoni e che riecheggi, insieme a tutte quelle parole che sono il Vangelo ... Ed ecco che scompare anche la paura di"comparire davanti al Figlio dell'uomo" per un giudizio che, più che altro a noi "umani", suggerisce l'idea del processo. Sono certo che il"comparire davanti al Figlio dell'uomo", sia la sorprendente esperienza di essere accompagnati da lui; scoprirlo accanto nella quotidianità della vita, silenzioso e discreto come sempre; forse anche senza accorgercene, gli stiamo raccontando le  nostre vicende personali, fatiche e fragilità, desideri e aspettative, gesti di bontà ed esperienze di amore. Se la pienezza e il compimento che procede verso la "fine" si realizza nel dispiegarsi del mistero dentro la quotidianità della vita, ecco che tutto di me è alla sua presenza, cioè "compare davanti", accanto, già da oggi, perché tutto, il Signore, riconduce al disegno di salvezza del Padre.

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