Apocalisse 10,8-11 e Luca 19,45-48
È questa intimità con la Parola che ci trasforma, attraverso la dolcezza e attraverso l'amarezza; il confronto con la vita, con le esperienze, con la storia, rappresenta lo spazio in cui ogni discepolo di Gesù sperimenta dolcezza e amarezza, ma proprio in questa esperienza si trasforma in "profeta". Infatti il "nutrirsi della parola" ha sempre una rilevanza vocazionale, missionaria e profetica; ci rende ciò che la postola dice.
Così risulta sempre più necessario - anche in questo tempo in cui la parola scritta viene sostituita dalla parola digitale -, custodire nella vita un tempo in cui la Parola possa risuonare e generare in noi dolcezza e amarezza ... È di fondamentale importanza per il nostro essere discepoli che non si smarrisca l'esperienza di "custodire" la Parola, che significa prima di tutto riservare, in noi e a partire da noi, uno spazio esistenziale all'ascolto e alla meditazione quotidiana. Ogni giorno infatti, essere mandati, essere missionari, essere profeti, ci prepara al giorno del Signore.
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