venerdì 20 novembre 2020

Mangiare il piccolo libro ...

 Apocalisse 10,8-11 e Luca 19,45-48


Il discepolo di Gesù ogni giorno si nutre della Parola del maestro! Questa immagine di Apocalisse, trovavo  eco in altre pagine della Sacra Scrittura, in modo immediato ad esempio in Ezechiele 3,1-11, dove il profeta dopo aver mangiato della Parola è mandato ai deportati di Israele.
Mangiare il libro della Parola esprime la relazione fondante e continua che il discepolo di Gesù ha con la parola del suo maestro. A ciascuno di noi, allora tornano utili le espressioni del Card. Ratzinger: "La condizione fondamentale per acquisire la capacità di discernimento consistevnel maturare il “sensus firm dei” che lo stesso popolo di Dio ci offre e che la famigliarità con Lui nell’ascolto della sua Parola, nutre ogni giorno. Ecco perché diventa indispensabile l’ascolto quotidiano di Dio mediante la sua Parola, che da luce per discernere il “sensus fidei” negli avvenimenti della vita e della storia”.

È questa intimità con la Parola che ci trasforma, attraverso la dolcezza e attraverso l'amarezza; il confronto con la vita, con le esperienze, con la storia, rappresenta lo spazio in cui ogni discepolo di Gesù sperimenta dolcezza e amarezza, ma proprio in questa esperienza si trasforma in "profeta". Infatti il "nutrirsi della parola" ha sempre una rilevanza vocazionale, missionaria e profetica; ci rende ciò che la postola dice.

Così risulta sempre più necessario - anche in questo tempo in cui la parola scritta viene sostituita dalla parola digitale -, custodire nella vita un tempo in cui la Parola possa risuonare e generare in noi dolcezza e amarezza ... È di fondamentale importanza per il nostro essere discepoli che non si smarrisca l'esperienza di "custodire" la Parola, che significa prima di tutto riservare, in noi e a partire da noi, uno spazio esistenziale all'ascolto e alla meditazione quotidiana. Ogni giorno infatti, essere mandati, essere missionari, essere profeti, ci prepara al giorno del Signore.


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