giovedì 5 novembre 2020

La fine degli esclusivismi

Filippesi 3,3-8 e Luca 15,1-10


Per fortuna Gesù stava con pubblicani e peccatori, nonostante le critiche e i giudizi, che a causa di questo, non mancavano. Se non fosse così, tutta la proposta cristiana sarebbe solo per perbenisti, sarebbe per un club esclusivissimo. Una esperienza per gente che si vuole distinguere nel fare il bene, e che userebbe il bene per creare una ingiusta separazione. Il bene invece di cui Gesù fa esperienza è l'amore del Padre e questo ha come destinatarie tutte le cento pecore, e non accetta il rischio di impresa, che diminuisca il capitale neppure di una moneta ...

La vita di Gesù ci testimonia ciò che lui stesso nelle parabole racconta, il suo pensiero: per salvare e ritrovare ciò che è perduto, sono disposto a tutto ...
Quella pecora perdura e ritrovata, rappresenta la condizione di gioia di tutte le pecore e di tutti gli amici del pastore, ed è la possibilità di conversione anche per le altre novantanove pecore che altrimenti non si accorgerebbero di avere bisogno di conversione. Questo pensiero diviene il cardine della inclusione, nessuno deve essere lasciato indietro, nessuno possiamo pensarlo "sacrificabile". La dottrina della Chiesa se diviene una morale legalista che divide buoni e cattivi, salvati e dannati, smarrisce il proprio fine di pienezza e di felicità, e trasformerebbe tutto in un discorso esclusivo; mentre proprio Gesù rompe l'esclusivismo di Scribi e Farisei, proprio facendo comunione con tutti, anche con pubblicani e peccatori. È che questo non tutti lo riescono a capire, a causa della paura di amare ...

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