sabato 14 novembre 2020

Diamo testimonianza alla carità

3 Giovanni 1,5-8 e Luca 18,1-18


Il cuore di questa terza Lettera di Giovanni è proprio la testimonianza della carità. Già all'inizio della vita delle comunità cristiane (primo secolo), non tutto andava secondo il Vangelo. C'era chi cercava di vivere seguendo le parole e le intenzioni di Gesù, per cui era norma l'ospitalità e il provvedere ai fratelli che erano di passaggio e in viaggio; altri, che la stessa lettera cita, sparlano dell'apostolo e non accolgono i fratelli, fino al punto di causarne l'espulsione dalla Chiesa. Mali antichi, ma attuale realtà. La Chiesa genera se stessa e si rivitalizza attraverso la spinta missionaria che indirettamente incrementa la carità e i suoi frutti. Quando una comunità è ripiegata su se stessa, nel voler vivere una fede inclusiva, assume le caratteristiche di ottusità e insensibilità pari a quelle del "giudice disonesto". Non ascoltare il grido dei fratelli è come spegnere e sopprimere la preghiera che l'uomo nella sua fragilità eleva a Dio. La preghiera insistente della vedova, è la voce del sangue innocente che grida a Dio il suo riscatto. Oggi la carità non è semplicemente raccolta di elemosine, ma è la conversione delle nostre Chiese particolari, e delle nostre comunità parrocchiali, allo stile missionario e a una carità operosa che è accoglienza dei fratelli. Questo è il punto focale della conversione e del riscatto della Chiesa.

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