martedì 24 novembre 2020

L'avvento della fine!

Apocalisse 14,15-19 e Luca 21,5-11


Il rischio è certamente quello di essere fraintesi, ma pensare che la fine di tutto sia imminente, forse forse, non è poi un errore.  Se pensiamo come "fine" la distruzione di tutto, forse siamo lontani anche dall'idea di "fine" che poteva avere Gesù.
Gesù lega alle immagini escatologiche delle fine, tipiche del linguaggio giudaico apocalittico, la distruzione del Tempio di Gerusalemme; un evento che la comunità di Luca percepisce in modo estremamente significativo, quale termine di passaggio e di grande sofferenza. 
Credo che meditare la "fine", significhi percepire il confronto serrato è forte, che da sempre è in atto, tra sacralità della vita umana e secolarizzazione dell'esistenza.
La distruzione del Tempio di Gerusalemme rappresenta una sorta di vittoria del paganesimo, dell'ateismo, dell'indifferenza profana. Ma quella fine rappresenta anche la presa di coscienza per i discepoli, della vicinanza di Dio, come il suo venire ancora, al di là del Tempio o dei segni posti come espressione di sacralità.
Oggi in questa situazione pandemica avvertiamo imminente la fine del culto, della religiosità popolare; lo stesso Natale è un evento profano, garantito dalla laicità della legge, per supportare l'economia e consolidare i rapporti sociali e parentali. Ma la festa non ha più nulla della sua origine Cristiana. Nella notte di Natale non avrà più al centro la Messa della nascita del Salvatore, ma sarà garantito ugualmente lo scambio dei regali, lo shopping e il cenone con i parenti. È la fine? Si per me è la fine, ma anche l'opportunità di un nuovo inizio!

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