domenica 22 novembre 2020

Quando Gesù raccontò il giudizio finale ...

Ez 34,11-12.15-17; Sal 22; 1 Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46

Solennità di Cristo Re dell'uniuverso

 

Solennità conclusiva dell'anno liturgico: Cristo re dell'universo.

Ed ecco che questo re si identifica come colui che raduna le sue pecore disperse, come il pastore ...

Le conduce, le fa riposare, cerca la dispersa, fascia la ferita e cura la malata ... e tutto poi, si concluderà con un giudizio. Un giudizio che separa le pecore dai capri. Ma la separazione cosa significa?

Significa che siamo giunti alla conclusione! Quando finalmente tutto sarà convocato nella valle di Giosafat, ai piedi di Gerusalemme e verrà raccolta la zizzania che sarà bruciata nel fuoco della Geenna. Questa "lettura/immagine" che unisce parabole e tradizione giudaica mette in evidenza tutto il pensiero del Signore circa il giudizio finale.

Se la realtà è un insieme di bene e male e del giudizio il Re/Pastore, finalmente egli farà giustizia di ogni iniquità e metterà in evidenza, cioè farà la differenza, tra il bene e il male; ciò che è l'opera di Dio e dell'amore ciò che è conseguenza dell'invidia del demonio, cioè l'odio la divisione, la morte.

Quale sarà il criterio del giudizio secondo giustizia? Sarà il modo in cui avrò riconosciuto al piccolo, all'escluso e al povero, quell'amore che non è semplicemente un gesto di misericordia, ma è il segno della conversione della mia vita; ciò avviene quando la mia vita reale è secondo i sentimenti e i pensieri di Dio.

Noi siamo maestri nella dissociazione della realtà dall'eternità ... Cioè spezziamo il legame tra la nostra vita e il giudizio di Dio, come se fossero due cose separate. Ma non è così! Il Pastore accompagna le sue incorre al pascolo; il contadino semina il buon seme, e tutto avviene pure nello smarrimento delle pecore e nella crescita della zizzania, del male.

Così convinti che la realtà vada per conto suo e che alla fine, Dio è buono e salva tutti. Ma questa dissociazione toglie alla realtà la sua pienezza. È nella realtà concreta che si realizza il capovolgimento - conversione più radicale che sarà pienezza del giudizio finale. Quindi in sintesi, il giudizio finale non lo pronuncia Dio alla fine, ma lo tracciamo noi, ora, nel presente, con ciò che facciamo verso l'ultimo.

Dio giudica attraverso ciò che legge adesso nella nostra vita. Dio ci accoglie e porta a compimento la sua accoglienza nella misura in cui noi accogliamo lui nell'ultimo.

Ma tutto questo non significa forse che la nostra vita è divina e che quindi parte dell'eternità? Si è vita eterna in quanto oggetto dell’amore di Dio.

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