mercoledì 25 novembre 2020

La nostra perseveranza ...

Apocalisse 15,1-4 e Luca 21,12-19

Le parole conclusive del Vangelo di oggi, pongono nella "perseveranza" tutta la nostra responsabilità circa la cura della fede e la forza della testimonianza come discepoli di Gesù.
Il dizionario Treccani riassume con queste parole il significato della "perseveranza": dal lat. perseverantia, der. di perseverare. – Costanza e fermezza nel perseguire i propri scopi o nel tener fede ai propri propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta scelta (...). In particolare, nella teologia morale cattolica, virtù che impegna l’uomo a lottare per il conseguimento del bene senza soccombere agli ostacoli e senza farsi vincere dalla stanchezza e dallo sconforto.
Ma tutto questo tralascia la perseveranza come virtù che caratterizza il nostro essere legati, uniti, al Signore Gesù.
Ogni difficoltà, che l'immagine del Vangelo propone, mette in crisi prima di tutto il piano delle relazioni, fino a quelle più radicali e profonde. La perseveranza non può ridursi a un perseguire, anche se è per il raggiungimento di un fine di bontà e di giustizia; essa presuppone la fedeltà dei sentimenti, degli affetti, del cuore ... dell'esistere. Una fedeltà riposta in Gesù. In Gesù, quindi, non riconosco solo il buon maestro, ma a lui tengo legata e ferma la mia vita: questa è perseveranza nell'essere, e nell'esserci del Signore.
È questo forte vincolo che genera la forza di essere sereni, rasserenati dalla vicinanza di Gesù, e di poter quindi affrontare ogni avversità, anche il venir meno di quei legami famigliari che sono nella nostra radice, nella nostra origine.
La perseveranza non si esaurisce in una virtù morale, di comportamento; essa è certezza e affidamento all'amore di Gesù per noi! Sono certo del suo amarmi e custodirmi, per questo amo e continuò ad amare. È questa virtù che ci converte!


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