lunedì 16 novembre 2020

Vedere nella vita, comprendere ciò che accade

Apocalisse 1,1-5;2,1-5 e Luca 18,35-43


Un cieco seduto lungo una strada di Gerico, la grande città degli uomini, un po' l'antitesi di Gerusalemme che è la città di Dio. Ma per Gesù Gerico porta con se un fascino particolare: Gerico si immerge nella vicenda umana, nella storia e nelle vicende della vita quotidiana. Anche Gesù scende a Gerico, e viene accolto dal grido di un cieco che seduto lungo la strada può solo mendicare - per se stesso - appellandosi alla generosità di chi ha accanto. Quel grido intercetta subito l'attenzione di Gesù, quel grido è l'umanità intera che non vede nulla, se non tenebra.
La tenebra umana è la paura che si sprigiona dalla morte; la tenebra umana è l'indifferenza che ci rende sospettosi e lontani; la tenebra umana è il nostro egoismo che occupa tutto lo spazio del cuore impedendo all'amore di dimorare in noi. Tutto questo è tenebra, tutto questo è incapacità di vedere in prospettiva, e di vedere il senso delle cose create. Gesù facendosi attento al bisogno del cieco non solo dimostra di essere "buono", ma si manifesta come luce nella tenebra, come unica possibilità per vedere, e per vedere anche in prospettiva. Nessuno, per quanto generoso potrebbe riuscire a dare al cieco l'unica cosa necessaria: vedere!
Non è forse vero che noi siamo fatti per vedere? Non è forse vero che i nostri sensi sono via alla comprensione del mistero di Dio che si rivela nella creazione? E allora, se Gesù è luce nella nostra tenebra, guardiamo il mondo, le persone la mostra stessa vita ... Guardiamo la in profondità. Gesù è un vero "scout" delle profondità dell'uomo.
O forse abbiamo così timore della luce, al punto di preferire la tenebra, e di non essere più nella condizione di gridare "figlio di Davide, abbi pietà di me!"

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