martedì 3 novembre 2020

Perché la mia casa si riempia ...

Filippesi 2,5-11 e Luca 14,15-24

Da quella cena ristretta a casa di un capo dei farisei, con cui inizia il quattordicesimo capitolo, le parole di Gesù suscitano commozione e adesione in diversi commensali, al punto che arrivano a desiderare proprio ciò di cui Gesù parlava: il regno di Dio; uno dei farisei arriva a percepire il sapore buono del Vangelo (il pane) e della novità che mette nella vita: "Beato chi mangerà pane nel regno di Dio!"
La prospettiva che egli apre è quella solita della Regno che verrà, spostando oltre, la pienezza di ciò che Gesù ha fatto percepire e gustare. È di fronte a questo rimandare, che Gesù riprende e suggerisce una piena attualità del Regno. La parabola del banchetto si carica infatti di urgenza e di immediatezza.
Di fronte alla richiesta di essere scusati per l'assenza al banchetto, a causa del terreno comprato, dei buoi da provare, dello stare con la moglie, resta l'urgenza di un banchetto che deve raggiungere il suo fine. A colmare il rifiuto sono poveri, storpi, ciechi e zoppi; fino al punto desiderato dal padrone: "... perché la mia casa si riempia."
Di fronte a qualunque rifiuto, il Regno di Dio non ammette la possibilità di rinunciare, né da parte di Dio né da parte degli invitati, perché il regno si compie nella concretezza della vita di chi è invitato. In realtà quel fariseo, che ha gioito delle parole di Gesù, inconsapevolmente ha dato inizio in lui al Regno di Dio.


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