venerdì 6 novembre 2020

Sentire nel corpo Cristo!

Filippesi 3,17-4,1 e Luca 16,1-8


Chi è Gesù per noi? La risposta più ovvia, direbbe: è l'origine della fede in Dio Padre; è il Figlio di Dio; è il Salvatore ...
Quando Paolo vuole descrivere e raccontare chi è Gesù per lui, non si limita alla dimensione intellettuale, descritta attraverso un costrutto teologico, ma mette in campo la dimensione del corpo, e non solo. Egli infatti: "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso".
Il corpo glorioso di Cristo è immagine concreta della risurrezione dalla morte. Rappresenta il compimento umano dell'essere Dio fatto uomo, incarnato, ed è in questa dimensione concreta che il messia che ha annunciato il Regno di Dio, ha sofferto la passione, è stato crocifisso ed è morto sulla croce. Tutto ciò che umanamente è stato Gesù, rappresenta anche lo spazio in cui Dio riprende possesso della natura umana ferita dal male e immersa nella morte. Il riferimento di Paolo al corpo di Gesù non è quindi solo un escamotage teologica per esprimere il mistero della salvezza, ma dice realmente che la sua vita è intimamente unita a quella di Cristo, come se ciò che Gesù ha vissuto si prolungasse, per la fede, nella sua vita. La trasfigurazione del corpo non è quindi un atto magico, ma è partecipazione reale all'esistenza del corpo di Cristo.
Nel nostro esistere nel tempo, Gesù è carne nel nostro tempo; nel nostro vivere la quotidianità della fede in Gesù (coinvolgimento con i suoi sentimenti e parole), è annunciare oggi il regno di Dio; nel nostro soffrire ingiustizia e fragilità siamo uniti alla sofferenza della croce che è confronto con il "male", per portarlo a redenzione. La nostra morte cosa sarà se non il compimento della nostra esistenza come risurrezione: "...per conformarlo al suo corpo glorioso". La fede i Gesù è meno astratta di quanto pensiamo ...

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