domenica 8 novembre 2020

O vergini o zitelle?

Sap 6,12-16; Sal 62; 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13 

 

Forse, raramente abbiamo considerato che la nostra vita cristiana è una vita “verginale”!

La vita di un cristiano è una vita verginale, perché quel modo, quello stile di vita è espressione del regno dei cieli.

Gesù con insistenza parla del regno, dei cieli, di Dio, del Padre suo, con discorsi e parabole, insistendo continuamente con i discepoli a convertire il cuore e la vita per accogliere una novità, quella del vangelo, che istaura in loro il regno. Il regno dei cieli, infatti, prende forma attraverso la vita e l'esistenza quotidiana. Non è una fantasia e nemmeno una mitologia antica, o una rappresentazione alla Walt Disney.

Il regno dei cieli è nella nostra storia, ed è in questa storia che io vivo come cristiano, varcando ogni giorno la soglia della quotidianità, che vivo come "vergine".

Cosa voglio dire?

Una vergine, nell’immaginazione comune, è una ragazza, giovane e tendenzialmente bella, che passa gran parte del suo tempo e della sua vita a preparare sé stessa ad incontrare lo sposo. 

Delle dieci vergini, cinque sono sagge, le altre sono stolte ... che con una parola colorita, alla fine queste si ritrovano "zitelle" ... Una sostantivo che da un senso molto forte per segnare la differenza rispetto alla pienezza della verginità feconda.

Il regno dei cieli si realizza in questa dinamica contrapposta tra verginità introdotta alla festa delle nozze e la verginità esclusa, che si esprime nella condizione della zitella.

Le vergini sagge, sono le vergini che nel cuore hanno posto come priorità lo sposo, lo desiderano, sanno attenderlo, hanno votato a lui la loro vita.

In questa immagine la sponsalità descrive il modo di essere insieme al Signore. Tutto serve per coronare un desiderio di amore che conduce a varcare la porta, che è la festa delle nozze, e che rappresenta la concretezza del regno dei cieli nella vita quotidiana.

Le vergini stolte, invece, sono le zitelle; sembrano uguali alle sagge, ma nel loro cuore, lo sposo non è l'unico indispensabile; ci sono molte distrazioni, molte altre priorità, per cui sono dissipate in mille attrattive, e non considerano l'imminenza della festa. Il rapporto incostante con il Signore, quella sorta di pigrizia nella relazione; una certa irresponsabilità rispetto alla fede, genera lo stile della zitella ... e nel tempo, acidità e scontentezza.

Lo sposo è colui che realizza e da senso alla sua attesa e che da iniziò a quella festa di nozze che supera ogni aspettativa terrena ed eterna. L'attesa va preparata è custodita, non va dissipata, e neppure presa con disattenzione o sottostimata.

Allora, perché non vedere, come una vergine l’esistenza credente, e capire cosa significa preparare l'attesa con le "lampade accese", cercando ogni stimolo e possibilità per non perdere il desiderio di Lui.

La Chiesa, per quanto strano e inadatta possa ora sembrare, è, e sarà sempre la possibilità del desiderio dello Sposo, di un desiderio che non si estingue, perché la Chiesa è la vera ed unica vergine sposa del Signore.

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