domenica 5 settembre 2021

Apriti, ascolta, parla

Is 35,4-7; Sal 145; Gc2,1-5; Mc 7,31-37


Dopo aver percorso la Galilea e aver fissato il proprio "quartier generale" in Cafarnao, Gesù inizia a predicare il regno dei cieli, a condividere il Vangelo in un territorio completamente diverso: la Decapoli.

Un territorio diverso geograficamente e anche culturalmente perché sottoposto ai forti influssi dei greci e dei romani; religiosamente diverso perché era un groviglio di esperienze politeiste e altre tra le quali anche l'eccezione dell'ebraismo.

Gesù non teme il confronto con una realtà profondamente diversa dalla sua, ed è in quella terra straniera che Gesù pronuncia la parola: Effathà! In aramaico, nel dialetto di casa, significa apriti, come si apre una porta all’ospite, una finestra al sole, le braccia alla 

persona a amata.

Una parola che in ogni battesimo, mentalmente esprimiamo compiendo il gesto di toccare le orecchie e le labbra del bambino. Apriti, apriti ad ascoltare ... Apriti a proclamare ... Ma cosa significa quell'apriti se non apriti agli altri e a Dio, anche se la vita ti ha ferito, anche se la realtà ti pone nel timore e nello smarrimento.

Apri la vita agli altri, non chiuderla in te stesso; apri i tuoi orecchi all'ascolto di Dio, alla sua parola ma anche delle sofferte parole di chi hai accanto a te; apri le tue labbra e lascia uscire la parola che in te, essa sarà eco delle parole del Signore, parole che sanno consolare, parole che sanno accogliere, parole che sanno voler bene, parole che sanno tessere legami e relazioni.

Gesù ha fatto proprio così, ha parlato al sordomuto e gli ha detto apriti, ora ascoltami (effatha): "e subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente". Prima gli orecchi, perché prima si accoglie ascoltando; se non sai ascoltare, le parole sono inutili e tu divieni sordo e muto, perché non ti lasci toccare il cuore da nessuno e diventi incapace di toccare il cuore altrui.

Forse la mancanza di parole della Chiesa, che in molti sentiamo come un vuoto incolmabile, dipende dal fatto che non sappiamo più ascoltare, Dio e l’uomo.

Di fronte alla pandemia e a tutto ciò che ne è venuto, di sofferenza, di fatica e di morte, cosa significa per noi credenti: apriti, ascolta, parla?

Di fronte al dramma della guerra e del subbuglio di tante parti del mondo come anche l'Afganistan, cosa significa per noi Chiesa: apriti, ascolta, parla?

Di fronte alle migrazioni che stanno cambiando le distribuzioni delle etnie e delle culture, cosa significa apriti, ascolta e parla?

Di fronte a creato che sempre più si ribella, offeso e ferito dell'inquinamento e dalla civilizzazione, cosa significa per noi: apriti,ascolta e parla?

Di fronte ai miei fratelli uomini e donne per i quali siamo chiamati a garantire la loro dignità, cosa significa apriti, ascolta e parla?

Credo che ciascuno di noi oggi debba aprirsi alla realtà, a comprenderla, a farla sua e a non scandalizzarsi della diversità rispetto al passato.

Oggi, apriti significa capire che anche la Chiesa è fatta non solo di ricchi, non solo di poveri, ma di persone che hanno sperimentato separazioni e divorzi; uomini e donne fragili con dipendenze psicologiche e da sostanze; c'è una umanità che non è malata ma che vive una condizione di diversità, che fino a pochi decenni fa era rifiutata. Ci sono persone vittime del sistema e della globalità che non hanno la forza di lottare in questo mondo.

Apriti significa prima di tutto non chiudere mai la tua porta, anche perché chi ti chiede di aprire è il Signore Gesù: alla Chiesa Gesù chiede di essere sempre aperta.

Dall'apriti, nasce l'ascolto. Ascoltare è dare una possibilità, è fare spazio, è dare valore e senso a ciò che mi stai dando di te. Non essere ascoltati, quanta rabbia, quanto male ci fa!

Ma ora, parla, non lasciare che il silenzio raffreddi e blocchi quanto il Signore ha fatto, per primo a te.

Ora basterebbero solo due parole, per dare senso a tutta l'apertura della nostra vita e a tutto l'ascolto del nostro cuore; le due parole sono: ti amo.

Bastano queste due parole per cambiare tutto!

Effathà , apriti ! ... Oggi per ciascuno di noi, quella parola del Signore è un invito a superare il limite delle nostre chiusure ed il limite delle nostre parole.

Lo stile della Chiesa oggi, l'agire del credente, non può che essere quello di Gesù, attento alla realtà, pur con tutta la complessità, per coinvolgerci in un incontro di vera fratellanza.

Le tre parole di questa settimana sono: apriti, ascolta e parla.


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