sabato 4 settembre 2021

La riconciliazione non è la "cancellina"

Colossesi 1,21-23 e Luca 6,1-5


Per Paolo, l'uomo non riesce a collocarsi di fronte a Dio in una condizione di "purezza"; concepire la misericordia di Dio, come conseguenza della nostra volontà e del nostro sforzo morale di vincere fragilità e i peccati, finirebbe solo per renderci immuni rispetto all'amore gratuito di Dio e a sterilizzarci circa la fede il lui. Il rapporto trascendente con Dio, infatti, o tocca l'autenticità della vita, nella sua interezza, oppure è una inutile paccottiglia devota. Ora la riconciliazione come misericordia, vicinanza e amore, si manifesta nell'agire di Dio padre nella carne di Gesù. È lui, Cristo, che in forza della sua morte e risurrezione ci realizza, in un modo trasfigurante, santi, immacolati e irreprensibili.
Tutto questo si realizza "in Cristo", come dice Paolo, è questa la condizione che nella fede rende visibile la nostra trasfigurazione (santi, immacolati, irreprensibili), come anche non rende  nulla, in chi resta lontano e nel rifiuto del Vangelo, la stessa riconciliazione che è per tutti. La riconciliazione non è mistero di "cancellina", per i nostri peccati, ma è condizione di amore di Dio che non li lascerà mai andare perso uno dei suoi figli. Che Dio ci conceda la grazia di camminare e di crescere sempre di più in Cristo e di abbondare nel ringraziamento per questa grazia che vi è data di conoscere.


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