Efesini 4,1-7.11-13 e Matteo 9,9-13
San Matteo apostolo
Il senso della nostra esistenza fuori dalla vocazione si svuota di significato. Esistere come fatto naturale, biologico, o casuale non da consistenza alla nostra soddisfazione umana. Una esistenza senza origine e senza meta esprime tutto il dramma di un abisso di disperazione. La fede in Dio che è in tutto e in tutti, ben lontano dall'essere l'oppio dei popoli, rappresenta a livello esistenziale il "focus" di significato dell'esistenza.
La Parola di questa giornata porta inevitabilmente a dare valore all'esistenza di ogni singolo uomo o donna che non solo esiste, ma che è chiamato ad esistere, cioè l’esperienza di esistere si scopre in un vincolo strettissimo con la vocazione personale che realizza nell'amore e nella comunione l'unità che è il corpo di Cristo. Questo corpo non lo comprendiamo pienamente, ma lo intuiamo come superamento di ogni limite umano, ed esperienza esistenziale dove ciascuno riconosce la propria identità, ma soprattutto la grazia di vivere la comunione con dei fratelli e sorelle in Dio stesso. Questa chiamata ad esistere e da dare compimento all'esistenza trova nella fede, non una semplice obbedienza a Dio, ma il riconoscimento di tutto quello che Dio ha fatto per ciascuno, per salvarci, e quanto è immensa la nostra salvezza, cioè la ricchezza della nostra vocazione e l'immensità del suo amore per noi.
Nessun commento:
Posta un commento