giovedì 22 novembre 2018

Apocalisse 5,1-10 e Luca 19,41-44
Vidi un Agnello ...

L'immagine dell'Apocalisse si lega all'immagine del pianto di Gesù, un accostamento che mette in relazione il compimento della realtà storica dell'uomo alla presenza pasquale "dell'Agnello come immolato ..."
Un Agnello sacrificato (immolato, cioè offerto in sacrificio) che, così come il suo sangue fu capace di liberare dalla morte i figli di Israele (schiavi in Egitto), così ora nella gloria è capace di dischiudere il libro della vita, il libro dei sette sigilli, perché i figli di Dio siano riscattati per la vita eterna.
Il modo di leggere questa pagina, ci sfugge, ma d'altronde alla nostra idea di sacrificio non appartiene più la condizione del gesto religioso sacrificale. La nostra espressione religiosa è al confronto troppo povera per potersi identificare in quel segno liberante e glorioso. Questa distanza e insieme identificazione, tra realtà e mistero rivelato, è il motivo della reazione di Gesù alla vista di Gerusalemme: il suo pianto avvolge l'incapacità della città di accogliere l'Agnello che verrà sacrificato, come pure tutta la vicenda umana di Gerusalemme che sta per precipitare nel vortice distruttivo degli eventi della storia. Nessuno deve dimenticare che passato, presente e futuro, nell'accostarsi di Cristo, Agnello incarnato, immolato e risorto, sono unificati e concatenati nell'unico disegno salvifico del Padre. Non è forse questo il modo cristiano di fare discernimento alla luce della Parola? Non siamo noi a dare il senso alle cose, ma sono le cose a ricevere senso attraverso la partecipazione al mistero di Dio.

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