venerdì 2 novembre 2018

Giovanni 6, 37-40; Matteo 25,31-46; Matteo 5,1-12a
COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Commemorazione, dal latino commemorare, è una derivazione di "memorare" ossia "ricordare", a cui aggiungiamo il prefisso "cum" cioè "io commemoro", ovvero "io ricordo insieme" in modo pieno e in forma solenne o religiosa; quindi io ne celebro il ricordo con una liturgia con una solennità.

Ma che senso ha il ricordo?
Ricordare il passato, gli avvenimenti di cui io sono stato partecipe e anche ciò che mi ha preceduto o accompagnato, tutto percepisco come una esperienza rispetto alla quale nulla posso più agire. Il ricordo non rende attuale ciò che è passato, non mi riporta nel presente l'avvenimento che è oggetto del mio intelletto. Sembrerebbe proprio un inutile sforzo ... Una "attività" che non produce nessun benefico frutto.
Ricordate anche le persone che sono morte, allora non serve a nulla, la loro esperienza resta imprigionata nel tempo che non è più, quindi in quell'abisso di dimenticanza che tutto assorbe e distrugge nel divenire e progredire del tempo e della storia. È proprio in questo che si rivela la potenza distruttiva del male e della morte. Per cui il morire non è solo un processo biologico della progressiva decadenza della vita, ma il morire mira alla dissoluzione dell'esistenza, cioè dell'esserci, per rivendicare solo il nulla come condizione di senso, ma anche come negazione di Dio.
Ecco che di fronte alla morte, nessuno di noi può resistere, nessuno di noi può mettere una contro proposta se non Dio solo.
Solo Dio rappresenta la "controproposta della morte", anzi la fede ci rivela pure che il nulla è l'inganno del demonio per fiaccare, scoraggiare e vincere in noi il desiderio di Dio. Un nulla assoluto, vincente, significa la mia attuale non esistenza, il non senso della mia vita, dei miei sentimenti di amore, del mio desiderio di bene, della mia volontà di maturare e progredire umanamente e spiritualmente. Il nulla significa inutilità di ogni progetto che abbia come sguardo e orizzonte il momento successivo al presente.
Commemorare i defunti è l'affermazione dell'esistere rispetto al nulla!
Esistere, è il nome di Dio: quando Dio di rivela a Mosé dice il suo nome, "io sono colui che esiste accanto a te" ... Ed è Dio dei viventi non dei morti, cioè Dio di coloro che esistono e non di coloro che sono nulla.
Ecco che la fede, ci spalanca la mente e il cuore (cioè la nostra natura umana) rispetto al senso dell'esistere in relazione a Dio.
Di questo i vangeli di oggi fanno chiaro riferimento:
1) L'intima comunione con il Signore Gesù, permette di fare nel tempo esperienza della vicinanza di Dio Padre e dell'esistere come spazio di appartenenza al mistero di amore che è l'eternità di Dio.
2) Giudizio e vigilanza, non contrapposizione di una logica umana e "legalista" ma come discernimento e comprensione del senso del tempo e della creazione. L'esistenza come opportunità di vivere l'amore e di edificare (dare pienezza) se stessi attraverso l'amore.
Vigilare, ben lontano dall'essere volontarismo, è stare e vivere l'esperienza di amare.
3) Esistere richiede concretezza nel presente. La certezza di esistere è il presente, per ciò che rappresenta. Ecco che le Beatitudini sono il modo in cui il cristiano, l'uomo di fede, può esistere nel tempo. Il presente come espressione di una esistenza Santa, ci corrisponde umanamente, e ci permette di commemorare secondo la fede: cioè partecipare con tutto e tutti al mistero di Dio.

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