venerdì 28 dicembre 2018

1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 2,13-18
Santi innocenti
Tra fede e storicità

Oggi la chiesa ricorda nella Liturgia i Santi innocenti. Prendendo l'immagine del Vangelo di Matteo, ci viene proposta una pagina particolare in cui storia e tradizione su Gesù tendono a identificarsi. Profezia di Geremia; Betlemme, città di Davide; censimento; nascita di Gesù; il re Erode; spietatezza di un monarca (ucciso anche i suoi figli); testimonianza dei Magi; fuga in Egitto ecc...Tutto questo condensato in una manciata di versetti. Quanta tradizione? Quanta storicità?
La liturgia della Chiesa si fonda molto sulla Tradizione, la quale, ha sempre una radicalità in una certa storicità dei fatti narrati. Molti degli studi recenti, sulla storicità dei Vangeli - suffragati anche dalle recenti scoperte archeologiche - mettono in evidenza la stretta relazione tra il Gesù della fede e il Gesù storico e come la narrazione dei Vangeli non è aliena da questa tensione. Così anche i vangeli dell'infanzia, non sono racconti di fantasia o tradizione abilmente strutturata per suffragare certe tesi della tradizione antica. Ecco che la strage degli innocenti si lega alla drammaticità degli eventi legati alla nascita di Gesù, e soprattutto alla figura spietata di un re (Erode il grande), che in più circostanze non si è fatto scrupolo di fare uccidere anche dei bambini. Ma la Liturgia non celebra la storicità, ma rivela il senso pieno della fede, portando alla luce il mistero di Dio e la salvezza che si evince dalla testimonianza di tutti coloro che associati al sacrificio di Cristo versano il sangue per amore della verità. I santi innocenti innalzano, oggi, dall'altare la voce di tutti i perseguitati, ingiustamente oltraggiati nel loro corpo fino ad essere soppressi, per spregio della verità e dell'amore; tutti sono misticamente e realmente uniti a Cristo: "È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo".

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