venerdì 21 dicembre 2018

Cantico 2,8-14 Luca 1,39-45
Il senso del nostro "attendere/accogliere"

La liturgia a tinte forti tratteggia questi giorni in preparazione al Natale come Avvento, ovvero attesa. Attesa del Signore che viene a visitare il suo popolo, ma ancor di più di una attesa si tratta di un accogliere il "verbo incarnato" (et verbum caro factum est). Accogliere è più appropriato di attendere; attendere pone in rilievo la successione del tempo, proiettata nel momento del compimento, accogliere mette in evidenza la nostra predisposizione a fare spazio a colui che viene; questo è indubbiamente meglio!
Il primo capitolo del Vangelo di Luca - inizio del Vangelo dell'infanzia - ha come protagonista l'accoglienza: tutti coloro che vivono l'avvento del Messia in realtà si pongono nella concreta esperienza di coloro che accolgono, che imparano e si misurano con il suo "esserci"!
Nulla è al caso, Maria, la principale protagonista di questa accoglienza è il riferimento della accoglienza di tutti coloro che attendono con fede e speranza (Elisabetta,Zaccaria, Giovanni, Giuseppe, i vicini di casa, i pastori, le città della giudea ...); l'accoglienza supera l'attesa coinvolgendoci attivamente nel preparare la nostra vita, nell'abitare in noi stessi alla presenza del Figlio di Dio
Maria stessa sperimenta questa accoglienza e si confronta con essa anche proprio nel fare spazio in lei alla cugina Elisabetta, anch'essa in stato di accoglienza. L'accoglienza non annulla la condizione ordinaria del quotidiano ma ne diviene parte in tutti i suo aspetti di grazia e di limite. Anche il limite diviene spazio in cui maturare l'accoglienza: il mutismo di Zaccaria; la fatica di Giuseppe; il turbamento di Maria ...
Accogliere significa permettere al Signore di cambiarci, di cambiare il corso delle nostre "cose" quelle alle quali tanto siamo affezionati e con le quali ci leghiamo affettivamente ed effettivamente. Accogliere e abituarci alla sua presenza! Non è normale abituarsi alla presenza di Dio; questo passo di disponibilità chiede alla nostra natura umana una esperienza di affidamento che mette in evidenza la nostra pigrizia spirituale. Maria per prima, si alza in fretta e si mette in cammino verso le montagne della giudea ... superando le sue "pigrizie" e imparando che accogliere il Messia è questione di ogni giorno della vita.

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