lunedì 3 dicembre 2018

Isaia 2,1-5 e Matteo 8,5-11
Missione a rovescio

È una tentazione che sempre ha accompagnato Israele, quella di pensare "l'elezione" (essere il popolo scelto) come una esclusiva e un modo per relegare gli altri popoli al rango nella categoria dei "proseliti". Una appartenenza esclusiva capace di separare e non una appartenenza che definisce una vocazione missionaria a servizio della salvezza universale.
Prendersi cura delle pecore perdute della casa di Israele è solo un risvolto, una parte della Missione che si esprime nell'annuncio del Vangelo.
Dalle labbra di Gesù, l'evangelista Matteo, fa soffiare il vento dello Spirito che libera da ogni dubbio: "... molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli".
Se il cuore del Padre è la casa dell'uomo; se la nostra fede edifica e costruisce il regno dei cieli; se la discendenza benedetta di Abramo è come a sabbia del mare ed è la molteplicità di popoli ... Ecco che il nostro sguardo deve convertirsi per riconoscere nell'altro un fratello non un antagonista, un amico anche se fragile e inadeguato. Noi dobbiamo accompagnare la profezia di Isaia non ostacolarla!
Se la Chiesa smarrisce il gusto della evangelizzazione, ma cosa resta di lei?
Resterebbe l'insieme delle tradizioni e la memoria dei suoi riti ... Ma in questa sua identità, non manca qualcosa? Le mancherebbe l'aria, il respiro ... Il ripiegamento in se stessi non è mai salutare!
Attenzione: Oggi cercherò di non ripiegarmi in me stesso, mi impegnerò a non rinchiudere il mio cuore nelle mie piccole e solite logiche.

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