lunedì 10 dicembre 2018

Isaia 35,2-10 e Luca 5,17-26
Non scoraggiamoci ... "Perdoniamo"

L'uomo paralitico del Vangelo, per un istante è divenuto il cuore dell'universo, il centro di ogni interesse: tutto si svolge, attorno a lui, su di lui e in lui. C'è tutta la sua vicenda personale, di limite, di malattia e di sofferenza; c'è la solidarietà di amici e compagni che lo portano fino a incontrare Gesù; c'è un paese intero, una comunità che diventa il luogo in cui quelle storie personali non sono più vicende anonime; ci sono i saggi i sapienti, quelli che capiscono tutto ... e che credono di capire tutto; c'è Gesù, la sua presenza accanto, la sua parola che lascia sempre inquieti ... C'è l'esperienza della fede, dell'uomo, degli amici, della gente, dei saggi, di Gesù stesso ...
A partire da tutto questo, è il perdono che determina la rilettura di ogni esperienza, di ogni identità, ed imprime il segno della salvezza. L'evangelista ci porta dentro ad una esperienza rivoluzionaria: la straordinaria possibilità del perdono, quando questo è di Dio, quando questo si muove pure dalle nostre relazioni. C'è chi con fede crede che il perdono rigenera la vita vera; c'è chi pensa che tutto questo sia una "bestemmia"; Gesù ci invita a essere parte del suo perdono, della sua misericordia. Q osi il perdono diviene strumento e conduzione della profezia dei tempi nuovi ... Quelli citati da Isaia.
Il desiderio di perdonare e di essere perdonati è una percezione del cuore che diviene scuola di umanità. Non priviamo mai nessuno del perdono che possiamo donare.
"Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: Oggi abbiamo visto cose prodigiose".

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