sabato 1 dicembre 2018

Apocalisse 22,1-7 e Luca 21,34-36
Vedere le cose devono accadere fra breve ...

Concludiamo questa mattina le meditazioni di un anno liturgico intero, ma stranamente la conclusione si inserisce nel nuovo inizio, infatti il Vangelo di oggi sarà parte dello stesso Vangelo di domani, prima domenica di avvento. La fine e l'inizio si trovano congiunti in un unico "momento" proiettato verso la piena rivelazione, cioè verso un unico centro di attrazione. Ma tutto questo tenere insieme tempo ed eternità, passato e futuro, non è forse il senso del nostro "comprendere" (discernere) alla luce della fede?
Le immagini del libro dell'Apocalisse non servono a suggestionare e neppure a impaurire, ma a istruire e rendere idonei a connettere il tempo presente al Kayros di Dio (unico tempo della iniziativa salvifica). È in questa chiave che il nostro tempo reale diviene attesa della venuta del Signore, e insieme per noi esperienza profetica: la parola che ascoltiamo, custodita con fedeltà, illumina il senso delle cose.
Domani sarà ancora un nuovo inizio, "le cose vecchie saranno passate, ecco ne nascono di nuove" (2 Cor 5,17). Il nuovo che avanza appartiene al Figlio dell'uomo, che essendo Signore della storia da senso a tutto il nostro tempo.
Iniziamo questo nuovo giorno, e il nuovo tempo, consapevoli della Risurrezione; viviamo ogni giorno come testimoni della Parola e della vita del Signore. Accettiamo il fratello come rivelazione del volto di Cristo e serviamoci gli uni gli altri con rispetto e amore, questo infatti sarà il nostro frutto profetico.

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