venerdì 7 dicembre 2018

Isaia 26,1-6 Matteo 7,21-27
Confidate nel Signore, sempre!

A confidare nel Signore, si impara un poco alla volta! Occorre imparare a riconoscere Dio nel suo manifestarsi, nel suo agire, nel suo esserci accanto, nel fare avvento con noi. Le parole di Isaia ci dicono che inizieremo a confidare nel Signore quando ci renderemo conto che lui è la roccia eterna, la solidità che sostiene il nostro camminare. Fare esperienza della solidità di Dio è spesso parallelamente riconoscere la propria fragilità personale. Ecco che nella fragilità si impara a confidare nella sua forza, non per vigliacca-debolezza ma perché la nostra debolezza diviene strumento della sua forza,"perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri."
A Confidare nel Signore si impara attraverso la scuola della povertà, occorre infatti rinunciare a se stessi e per ascoltare la sua Parola che è potenza del fare e dell'essere. È una scuola di quotidianità: la nostra vita ha un suo ritmo, un suo dispiegarsi che ha la misura nel giorno che nasce e che muore. È in questa "misura" che prima di tutto occorre entrare in una conoscenza di Lui fatta di fedeltà alla preghiera; fatta di attenzione alle sue parole; fatta di intimità, cioè del ritornare in se stessi insieme a Lui. Ma insieme a questo, per sanare ogni assurdo bipolarismo, si richiede l'esercizio della carità; non è infatti possibile che la vita spirituale e la conoscenza di Dio possa coesistere nella durezza e insensibilità degli atti della vita morale.

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