giovedì 20 dicembre 2018

Isaia 7,10-14 e Luca 1,26-38
L'annuncio

La nostra fede personale è costellata di atti di affidamento e richieste di segni capaci di dare conferme e sicurezze; è tutta una "cosa" umana ...
È una esperienza che ha talmente bisogno di concretezza, al punto di produrre tutta una serie di immagini per rappresentare umanamente il mistero; ed ecco che il concepimento, ossia l'incarnazione del verbo, diventano evidenti nell'Angelo che annuncia alla Vergine la Parola ...
A volte occorre essere molto decisi e passare oltre le rappresentazioni per immagini e andare diretti al mistero. Luca ha cercato di fissare nelle lettere più che un incontro, un dialogo, una allocuzione interiore di Maria, la quale meditando le Parole e le promesse fatte ai padri, scopre, attraverso ciò che accade attorno a lei (la cugina già avanti negli anni che è incinta) che l'esistenza e la vita, in forza della fede, portano in sé una straordinaria possibilità di stupire. Sua cugina Elisabetta "aspetta" un bambino, un figlio atteso e sperato per anni ... ora è donato ... ed è accolto come una grazia di Dio.
"L'Angelo Gabriele fu mandato ..." ecco che la vita di  una giovane ragazza di Nazaret diviene cassa di risonanza della Parola, ed Ella si sente toccata e provocata al punto che ciò che accade in lei diviene timore (paura) e stupore (domande). Come giustificare quel bambino che è concepito in lei è che cresce al pari della consapevolezza della Parola di Dio?
Maria sperimenta quel "nulla è impossibile a Dio", e percepisce sé stessa come segno, per questo la sua Fede si apre al mistero e diviene capace di un affidamento progressivo, pieno, e durevole: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".
Noi non siamo spettatori di un dialogo antico (l'Annunciazione) ma partecipi nella fede del mistero dell'Incarnazione. Anche a noi viene chiesto di ascoltare la Parola e meritarla nella vita perché possa radicarsi e incarnarsi in noi per essere evidente nei gesti e nei pensieri. Il figlio di Dio nel grembo di Maria ci interpella nella parole stesse dell'evangelista: "Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
Che cosa significano per noi queste parole? Quale relazione stabiliscono con il Dio dei Padri? Essere discepoli del figlio dell'Altissimo, cosa mette nella mia vita quotidiana? In quale misura il suo regno trova in me un "buon amministratore" affidabile?
Forse queste domande sono le stesse che risuonavano nel cuore di Maria e alle quali Ella si affida timorosa e stupita.

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