domenica 10 maggio 2020

At 6,1-7; Sal 32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12
... Io vado al Padre!

Con le ultime notizie, dopo il di 18 maggio si aprono nuove possibili soluzioni per tornare a celebrare la Messa ... Un senso di sollievo, forse ha raggiunto molti. 
Ma noi cristiani, siamo proprio sicuri che la soluzione di tutto il "problema" conseguente all'epidemia virale sia nel poter nuovamente celebrare la Messa, anche se con le dovute precauzioni?
Sono tre mesi che in un certo qual modo, Gesù ha subito un allontanamento rispetto alla nostra vita, almeno rispetto agli standard usati per secoli per alimentare la vita cristiana. 
Niente partecipazione reale alla Messa, ma solo in streaming; niente comunione eucaristia, ma solo spirituale; niente riconciliazione (confessione), ma solo esame di coscienza; niente preghiera in Chiesa, niente ritrovarci come comunità ... Tutto questo cosa ha cambiato in noi?
Come la nostra fede ha reagito a tutto questo?
Leggendo il Vangelo di questa domenica le parole di Gesù sembrano proprio il sottofondo per interpretare la nostra realtà attuale e richiamare il senso della sua lontananza ...
Ma Gesù si è proprio allontanato in questi tre mesi?
Oppure Gesù lo avevamo già allontanato noi attraverso una ritualità formale e consolidata nel tempo, che leniva un senso della fede ormai agli sgoccioli?
In questi tre mesi la fede in lui, ha trovato il terreno per proporsi come dimensione importante e prioritaria dell'esistenza, oppure ha declinato ogni prerogativa di senso e si è completamente allineata all'espressione della ritualità e delle liturgie streaming?
Gesù va al Padre, così dice il Vangelo, ma non vuole dire che sparisce. Questo dobbiamo mettercelo bene in testa, altrimenti travisiamo anche la verità del Vangelo affidata a quegli stessi apostoli che ascoltarono queste parole.
Qui, l'andare di Gesù al Padre dobbiamo cercare di capirlo come tutt'altro che un sottrarsi, un allontanarsi, ovvero uno sparire ...
Forse anche inconsapevolmente quanto accaduto ha accelerato in noi credenti un duplice atteggiamento eretico: una sorta di neo-pelagianesimo e neo-gnosticismo.
Siamo diventati tutti un poco pelagiani, un poco gnostici!
Molti di noi stano iniziando a percepire Gesù come un un modello che ispira le nostre azioni buone e generose. Ma in realtà, tutto dipende da noi stessi. La fede in lui (visto che non c’è e non lo percepiamo) si riduce in una imitazione ideale e morale, ma sono io l'autore della mia riuscita e alla fine anche della mia salvezza.
All'interno poi di questo sistema tecnologico e virtuale, il rapporto di Fede si riduce a un sensazionalismo e alla partecipazione a dei video. Il rapporto di fede è solo virtuale e pure alla virtualità si riduce la spiritualità e di conoscenza la percezione del mistero. La relazione con Dio perde concretezza e senso di comunione. Tutto si riduce a una suggestione del pensiero che non incide la realtà, ma compensa il senso religioso.
In sintesi, abbiamo imparato a "fare Dio da noi stessi" e tutto si compie solo nell'intimo del cuore e della spiritualità mentale.
Quale rischio si nasconde quindi dietro e dentro la virtualità e ai mezzi che stiamo usando per surrogare l'esperienza religiosa e comunitaria?
Se da un lato denunciamo la mancanza del senso comunitario, parallelamente diamo spazio, anche inconsapevolmente, a un dilagante individualismo, e ad una generale diffidenza rispetto all'altro.
Poi mi ritrovo ad essere solo io davanti a quel video; sono solo io e nessun altro; ma ciò che è rappresentato nel video, in realtà non influisce con la mia storia, non ha rilevanza, non ha autorevolezza; posso spegnerlo quando voglio e non "contagia" la mia vita, non entra in relazione con me.
L'esperienza di Filippo e Tommaso e le parole di Gesù invece, muovono in ben altra direzione.
Gesù non vuole dirci che se ne va, ma ci richiama ad essere dove tutti siamo ora, e quale sia il nostro compimento, cioè dove siamo "diretti" ... Esiste una via che congiunge il nostro ora con il nostro dove andare.
Andare al Padre non è salire l'iperuranio, ma è entrare in una relazione ancora più vera e concreta dell'esperienza uomo-Dio.
Reagire al virus della virtualità significa riappropriarci del Risorto come soggetto vero è attivo nella vita reale.
Perché, se non mi salva Gesù Risorto, nel suo essere morto in croce, la mia fantasia del Risorto non ha la forza di salvarmi.
Ecco che allora è necessario custodire e alimentare soprattutto con la Parola di Dio e con la preghiera, quel rapporto personale con il Risorto che è capace di interagire con la mia vita reale.
Gli strumenti della tecnologia, restano strumento accessori, ma non possono sostituirsi alla realtà, e non devono!
Una immagine video alla fine è il nulla! È come una bolla di sapone che occupa lo spazio della mente.
Nel finale del Vangelo di Giovanni, c'è un incontro nel giardino del sepolcro tra Gesù e Maria Maddalena; lei piangente e disperata perché gli hanno sottratto il suo maestro - nel momento in cui Gesù le si rivela - cerca di trattenerlo in un gesto comprensibile ma anche umanamente possessivo, allora Gesù le risponde: "non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre, ma va dai miei fratelli e di loro: Salgo al Padre mio e padre visto, Dio mio e Dio vostro!"
Ciò che prima Tommaso e Filippo non capiscono, del l'andare di Gesù, ora diviene chiaro per tutti nella esperienza di Maria Maddalena.
Per ogni discepolo la risurrezione di Gesù non è l'inizio della separazione, ma lo svelamento della strada che Gesù da sempre ha percorso e che da sempre percorre insieme a noi, per indicarci con certezza quale è, e dove è il nostro compimento.
Non conta camminare nella nostra vita come della brava gente devota, e non serve neppure seguire Gesù e le sue Parole virtualmente riproposte, se poi tutto si riduce a un volerlo trattenere con noi in quel sepolcro che rappresenta la nostra storia che esige di potercene confortare anche solo virtualmente al bisogno.
Credere in Gesù, significa crederlo Risorto; significa pure riconoscere che solo Lui è capace di indicarmi la strada dell’"andare al Padre".
In altre parole, è nella concreta sequela di Gesù che scopro come dimorare presso di Lui, cioè nel cuore di Dio Padre e come riempire di Lui e di senso ogni vuoto virtuale.

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