mercoledì 27 maggio 2020

Atti 20,28-38 e Giovani 17,11-19
Gioia, odio, maligno ...

Questa manciata di versetti ha un sapore estremamente dissonante rispetto a ciò che ci immaginiamo. La gioia che deriva dal fare esperienza del risorto, non è la ricompensa di chi crede, ma qui, si confronta con la durezza e la spregiudicatezza dell'odio del mondo, per coloro che sono del risorto ...
Non siamo di fronte a una "mania" persecutoria, ma siamo nel mondo, opera della creazione di Dio, in cui i frutti più evidenti sono quelli che derivano dalla nostra libertà. Il male che è nel mondo, come esperienza del maligno, si traduce nella libertà di ogni uomo di corrispondere al maligno piuttosto che al bene che è la verità.
La preghiera di Gesù si focalizza sull'esperienza dei discepoli nel mondo. Essere suoi discepoli, essere legati a Lui e alle sue parole, comporta inevitabilmente un confronto con quel mondo che sfugge la Parola, che esclude una relazione amicale con Gesù.
Qual'è l'esperienza del maligno, dalla quale, Gesù chiede con insistenza al Padre di preservare e custodire i suoi discepoli?
È l'esperienza di essere come il mondo, e non solo del mondo, ma quella assunzione di mondanità che si sostituisce al desiderio e alla ricerca della verità.
Il mondo e la sua mondanità, si presenta oggi come autoreferenzialità che chiude negli egoismi di parte, e pregiudica ogni slancio di gratuità e di comunione. È facile abituarsi alla mondanità, ed è altrettanto facile aderire alle sue proposte, perché sono alettanti e compensati rispetto ai desideri, che nascono dentro le nostre fragilità.
Di fronte alle suggestioni del mondo Gesù prega il Padre di custodirci nella verità.
Custodire ha un significato ampio, che va dal "preservare, tutelare" al "trattenere in carcere". È una preghiera esagerata quella di Gesù, una preghiera che sfocia dall'amore che ha per noi, e che suggerisce al Padre di sopraffare ma nostra libertà fragile, cioè incapace di corrispondere alla verità ... Il "custodire" diviene per Gesù richiesta a Dio, di una atto estremo di amore, un agire di misericordia senza precedenti ... È questo per amore di un mondo che vive la suggestione affascinante del maligno.
Il passaggio più bello di questi versetti è quello dalla gioia alla consacrazione. La gioia di essere del risorto, diviene, nel vaglio del mondo il segno della nostra consacrazione, cioè appartenenza al mistero di Dio, la nostra vera vocazione umana.

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