martedì 12 maggio 2020

Atti 14,19-28 e Giovanni 14,27-31
Ci ha lasciato la pace!

La conseguenza dell'andare al Padre - cioè, ricordiamolo -, realizzare la relazione uomo-Dio come cardine della salvezza donata dal Padre attraverso la vita stessa del figlio incarnato, è la pace. Ora cerchiamo di capire che via sua questa pace.
Gesù fa riferimento a una pace come la conosce il mondo: è la Pax Romana; è la pace imposta con la forza e la prepotenza, una pace che annulla e azzera ogni voce e ogni "diversità" di pensiero e opinione. Gesù stesso sarà crocifisso in nome, e sfruttando, la Pax Romana. La pace del mondo è la pace diplomatica degli equilibri, che cerca di accontentare tutti ma poi scontenta sempre qualcuno. La pace del mondo non è neppure quell'equilibrio che rende indifferenti rispetto agli accadimenti del mondo e della storia, che giunge fino a giustificare i nostri scandali e le nostre grandi e piccole ipocrisie. 
La pace che porta Gesù è la conseguenza del suo amarci. La pace di Gesù nasce dal suo morire in croce. Solo colui che è trafitto per amore - apparendo ai discepoli, risorto -, e mostrando loro le mani e i piedi forati e la ferita al costato, può dire: "Pace, a voi!". La la Pace che Gesù ci lascia, riempie e trasforma i nostri turbamenti e le nostre paure; li riempie di sé, li riempie di salvezza cioè di risurrezione. È questa pace che genera la gioia. Chi vive e crede la risurrezione di Gesù, da quella trae forza e pace, e si riconosce nella gioia di chi non soccombe nella paura della morte.
Nel suo andare incontro alla passione, Gesù lascia alcune parole che rappresentano il cuore della memoria che i discepoli devono fare di Lui: amare, vivere e conoscere.
Se ami come Gesù, dimori come lui nella pienezza della Parola del Padre ...
Se vivi come Gesù, vivi la verità della Parola ...
Se ami e vivi come Gesù, impari a conoscerlo, e quindi ad amarlo nella vita, rendendo la vita stessa lo spazio dell'amore.

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