venerdì 8 maggio 2020

Atti 13,26-33 e Giovanni 14,1-6
Vado a prepararvi un posto ....

E subito scatta la nostra immaginazione; iniziamo a fantasticare quale significato abbiano queste parole, che sono molto "sintetiche" ma insieme sempre enigmatiche.
Ai due discepoli dell'inizio del Vangelo di Giovanni, che chiedono: "Signore dove dimori, dove abiti ...", Gesù risponde venite e vedete ... 
Gesù invita i discepoli a seguirlo, per dimorare con Lui e in Lui. Il nostro limite è quello di collegare le parole di Gesù all'agire di una immobiliare, che assegna a ciascuno una abitazione personale ed eterna. La nostra insicurezza, la nostra poca fede ci sostengono nella ricerca di garanzie circa la nostra eternità: dove si trova, quale concretezza, in quale modo raggiungerla?
Sono tutte domande umanamente lecite, ma frutto della nostra paura (timore/turbamento); della sfiducia (abbiate fede in Dio e fede in me) e dell'insicurezza (Signore non sappiamo dove vai ...).
La storicità, la vita terrena fi Gesù si confronta con la sua assenza, con il suo essere altrove, e questo ci lascia inquieti, disorientati perché la nostra fede non ha poi un grande fondamento.
Il punto di partenza è proprio questo: dimorare in Lui. "Venite, vedete!"
Vivere il nostro tempo come discepoli che ascoltano, imparano, imitano il maestro significa "dimorare in Lui", significa prendere parte alla sua stessa esistenza, alla sua stessa vita, ai suoi stessi gesti. È in questa relazione esclusiva che imparo il dimorare in Gesù e non tanto nel dimorare dove Lui dimora. Dimorare in Gesù nello stesso modo in cui Gesù dimora nel Padre. Anche Gesù ha imparato a dimorare nel Padre, attraverso un affidamento totale; superando turbamenti e paure; vincendo l'insicurezza del suo cammino ... È questa esperienza, questa relazione che fa dimorare!
Il posto che il Signore prepara, allora, non sarà tanto un "luogo" ma soprattutto l'esperienza di affidarsi a Lui, di consolarsi in Lui e di fondare le attese in Lui.

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