domenica 3 maggio 2020

Atti 2,14.36-41; Sal 22; 1 Pietro 2,20-25; Giovanni 10,1-10
Datevi al meglio della vita!

Bella questa provocazione ... Ma quale è questo "meglio della vita"? Provo a ripercorrere la mia storia per recuperarne la consapevolezza; forse un po' ho dato per scontato queso "meglio"!
Custodisco il ricordo di un momento della mia vita che è unico, pieno di gioia, ed anche esclusivo: è stato quando mi sono sentito completamente riempito di tenerezza da parte di Gesù. Una tenerezza che è sbocciata da sè, che si è trasformata in gioia, e che ha dato la spinta per il mio cammino ... per mettermi dietro a Lui.
Prima di sentire quella tenerezza, i pensieri erano tanti, ma tutti, tranne che certezze e sicurezze. Questo mi ha stravolto, perché io sono stato educato in modo spartano e con poche sdolcinature; anche il mio parroco di origine, che mi ha firmato nella fede, era severo e rigido, ma con molto cuore.
Posso dire che è da quella esperienza di gioia che ho deciso di abbandonarmi a quella gioia. Ricordo che anche piansi, perché non credevo fosse vero, che fosse possibile … 
Di quale esperienza parlo? Della bellezza della Chiesa; della gioia della giovinezza sperimentata a Czestochowa alla GMG, in Polonia, nel 1991.
Per cui dopo anni di resistenze e timidezze, iniziò quel cammino che in realtà dura tuttora. Perché in realtà la vocazione che cosa è se non il senso della vita?
La vocazione sboccia come possibilità di esistere mettendo insieme la fedeltà agli ideali di verità che si scoprono irrinunciabili e i tuoi limiti e fragilità; su tutto questo lo sguardo del Signore che ti precede verso una meta che tu solo intuisci, ma che solo lui conosce: ”… venite, vedete” disse ai primi due discepoli.
Prendere coscienza della vocazione credo significhi scoprire ciò che il tempo custodisce di quell’incontro tra Gesù e la tua vita; sentirti fatto per lui è gioia, è tenerezza; ed è da quella esperienza che si innesca, come una miccia, il divenire della vocazione; di qualsiasi vocazione, da quella sacerdotale, a quella religiosa, a quella laicale, a quella matrimoniale ecc … La gioia è la risposta alla scoperta di sentirsi fatti per Lui, dopo tutto il resto è conseguenza nel cammino della vita.
Dopo si diviene protagonisti attivi di quella gioia. Con gli anni a volte mettiamo in archivio quel momento, ma il tempo custodisce per sempre, per l’eternità il tesoro scoperto, l’intimità toccata. Credo per me, che tutto questo sia all’inizio del meglio della mia vita!
Allora ci sta', dire che il meglio della vita, per noi discepoli di Gesù, è ciò che passa attraverso la porta delle pecore, in quella intimità vitale che solo il Pastore ha con le sue pecore ... Passare attraverso di Lui ...
Il meglio della vita non limitiamolo alla forma esteriore che siamo disposti ad accettare o dare alle nostre esistenze ... C'è altro e più bello da scoprire!

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