giovedì 21 maggio 2020

Atti 18,1-8 e Giovanni 16,16-20
Tristezza e gioia ...

Gli ultimi tempi della vita terrena di Gesù, si caratterizzano per un tempo in cui il Signore fa esperienza di fragilità, il tempo della passione, del tradimento, delle percosse, dell'abbandono, del rifiuto, della croce ... È un "poco" di tristezza ... Tristezza che anche appartiene ad ogni discepolo, di ogni tempo, quando ripercorre nella sua storia questo "un poco". Ma a questo, sempre nella vita di Gesù, segue un altro tempo, ancora più desolante, dove ma tristezza diviene disperazione. È il tempo del sepolcro, dove la morte attende ogni uomo per un appuntamento dal quale nessuno può sfuggire, ma dove tutti si spogliano delle proprie certezze, sicurezze e aspettative. Nella morte veniamo azzerati nella nostra presunzione di salvezza. È nella morte che realmente sperimentiamo il distanziamento/separazione dagli affetti e dalla possibilità di amare ed essere amati. Questa tristezza desolante non è solo per la privazione della vita, ma anche per la privazione dell'amore. Questo "poco" è il tempo della debolezza, della pienezza della fragilità umana ... Ma è anche lo spazio del Dio incarnato. Dove ritrovare Dio? Lo troviamo proprio lì, nella nostra incapacità di capire e comprendere quel tempo di tristezza come occasione è premessa per accogliere la "gioia" della risurrezione. Un "poco" di privazione a cui segue un "poco" in cui lo rivedremo!  Lo rivedremo nella gioia della risurrezione. Ciascuno di noi rinasce come nelle doglie, dal tempo della tristezza al tempo della gioia. Quando tutto sembra "finito" è il momento in cui Dio risorge, e questo anche in ciascuno di noi. Dio non si chiude nella tristezza di un sepolcro, ma risorge per una vita che è gioia eterna, dove la gioia è emozione, ma esperienza di amore vero!

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